Rischia di trasformarsi in un'emergenza ben più grave di quella che è stata finora la questione profughi al confine greco. E non che finora sia stata una situazione lontana dal rango di emergenza, soprattutto sull'isola di Lesbo. La decisione di Erdogan di togliere alla Turchia il ruolo di filtraggio dell'immigrazione verso l'Europa, in risposta all'escalation militare in Siria costata una strage di soldati turchi, ha di fatto provocato un'ondata improvvisa e incontrollata di migrazioni verso l'Europa, con un picco raggiunto in nottata di 4 mila migranti (soprattutto famiglie, con molti bambini) che hanno raggiunto il confine con la Grecia rimanendovi bloccati, aspettando il via libera dell'Unione europea ad attraversare la frontiera. Un ok che non è arrivato e che, progressivamente, ha contribuito far precipitare la situazione, traducendosi in scontri fra i profughi e le guardie di frontiera greche.
Escalation e crisi
Non ci è voluto molto affinché la crisi alle porte dell'Europa diventasse concreta: prima con una crescente protesta, poi con lanci di pietre, ai quali è stato risposto con gas lacrimogeni, la linea di confine a est della Grecia è diventata teatro di violenti tafferugli (numerosi gli arresti fra i manifestanti), in un contesto in cui i migranti sono perlopiù siriani, in fuga da un Paese dove proprio la Turchia, al fianco dei ribelli anti-governativi, è parte attiva contro le forze governative di Assad, sostenute dalla Russia. Ed è proprio nell'ambito della guerra siriana che, nella provincia di Idlib, sono rimasti uccisi 36 militari di Ankara, vittime di una serie di raid da parte dei contingenti di Damasco. In un consiglio di sicurezza convocato d'urgenza alle Nazioni Unite, Erdogan aveva chiesto un intervento concreto da parte dei Paesi europei, ventilando la minaccia di lasciar passare i profughi qualora non fosse stata espletata la sua richiesta. Detto fatto: i migranti hanno raggiunto facilmente il confine greco, incontrando la resistenza dei soldati di guardia alle frontiere che, a loro volta, da Atene avevano ricevuto disposizioni di non lasciar passare nessuno.
Una situazione che potrebbe aggravarsi ulteriormente qualora il presidente turco decidesse davvero di farsi da parte anche nei pressi del confine sud, dove premono circa un milione di siriani, disposti a tutto pur di sfuggire alle bombe dche, da troppi anni, vengono sganciate sul loro Paese.