Si gela in Iowa ma nessun termometro sotto zero sembra spaventare i cittadini del Midwest, dell'Iowa in particolare, pronti a una fila al freddo pur di partecipare alle primarie dem che, proprio da qui, aprono ufficialmente il cammino verso le presidenziali del prossimo novembre. In Iowa è il giorno dei caucus, le riunioni (in palestre, chiese e altri luoghi di aggregazione) in cui ci si riunisce per scegliere il proprio candidato e che, dal 1972 a questa parte, offrono il primo e (forse) più importante test per capire chi veramente può ambire a diventare il candidato alla Casa Bianca del proprio partito, quello democratico. I dibattiti elettorali dei mesi scorsi hanno offerto una prima scrematura (con qualche defezione eccellente) ma è dall'Iowa che inizia la vera sfida. In questo senso, vanno considerati due dati: quasi sempre è dai primi tre piazzati nei caucus che esce fuori il candidato e che solo una volta, dal '72 a oggi, è accaduto diversamente. All'epoca (1992) fu Bill Clinton a sfatare il pronostico.
La sfida
Oggi, la partita sembra se la giochino i soliti noti di quella che, fin qui, è stata la sfida delle primarie: Joe Biden, Pete Buttigieg, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren (dati Cnn, che ha intervistato i cittadini elettori ai caucus) ma ce ne sono altri sette che hanno tutta l'intenzione di dire la loro, come Amy Klobuchar, Andrew Yang, Tom Steyer, Tulsi Gabbard, Deval Patrick e Michael Bennet. In Iowa non ci sarà l'altro Tycoon, Michael Bloomberg, che l'all in lo tenterà il 3 marzo prossimo, giorno del Super Tuesday. Ma, più nello specifico, Bloomberg punterà sul grosso dell'elettorato, scegliendo di trascorrere in California (494 delegazioni) la notte che gli altri candidati passeranno a Des Moines e dintorni. Di caucus ce ne sono 1.678 in 99 contee, utili per incassare (per chi vincerà ) 41 delegati, una percentuale minima (circa il 2%) di quella che servirà per vincere le primarie. Ovviamente, visti i precedenti, l'effetto Iowa potrebbe comunque avere una sua importanza.