![[cml_media_alt id='8083']cerrito[/cml_media_alt]](http://www.interris.it/wp-content/uploads/2014/09/cerrito-150x150.jpg)
Pure se si volge lo sguardo al passato dei Comuni non si vedono felici sorprese, al massimo qualche sindaco o governatore illuminato che sul sociale ha scelto di metterci la faccia. Anche perchรฉ รจ la diseguaglianza il โmostroโ con cui le famiglie devono quotidianamente confrontarsi. La spesa sociale dei Comuni โ circa il 15% del totale โ รจ infatti sempre piรน al ribasso, calata del 2,5% tra il 2009 ed il 2012, e si attesta intorno ai 7 miliardi e 700 milioni nel 2012 (con punte di riduzione di un quarto in Calabria e di un quinto in Campania). Cioรจ meno di 130 euro allโanno per ogni cittadino. La spesa sociale, perรฒ, diminuisce nonostante un lieve aumento nel quadriennio della spesa corrente totale. Cosรฌ, secondo lโindice di propensione al sociale pensato dalla Cisl (รจ pari al rapporto tra spesa complessiva e spesa sociale), i Comuni hanno ridotto la loro quota di spesa per il welfare passando dal 15,4% delle uscite comunali dellโanno 2009 al 14,7% del 2012. Pur a fronte di una spesa complessiva diminuita in quegli anni del 4,4%.
Ma le conclusioni a cui si arriva sono anche altre. A metterle a sistema Emanuele Padovani, docente di Public management allโuniversitร di Bologna, tra gli esperti che hanno spulciato i bilanci comunali. Alla fine della sua analisi sui conti degli enti locali perciรฒ, sottolinea, che โdove cโรจ maggiore attenzione al welfare locale generalmente si รจ in presenza di buona salute finanziariaโ, anche se non cโรจ, in linea di principio, unโincompatibilitร tra piรน welfare e conti in rosso. Cosรฌ le amministrazioni in buona salute finanziaria sono anche quelle che hanno piรน alta propensione al sociale (1126), come le altrettante che hanno bilanci in rosso (1128) mostrano una bassa propensione al sociale. Ovviamente si puรฒ discutere se il rapporto di causa-effetto sia in una direzione (piรน rigore, allora piรน welfare) o nellโaltra (piรน welfare, allora piรน rigore). Forse, piรน probabilmente, ipotizza il docente bolognese, โvi sono altre cause che generano contemporaneamente piรน welfare e piรน rigore di bilancioโ. Tuttavia รจ evidente che non solo non cโรจ inconciliabilitร fra i due elementi che spesso, nella vulgata politica e popolare, sono messi in contrapposizione. โAnzi, il rigore di bilancio โ conclude โ sembra un elemento compresente nelle situazioni virtuose dal punto di vista di attenzione al welfareโ.
Buoni e cattivi. Per una volta, perรฒ, non cโรจ la solita dicotomia nord-sud, ma nella lista dei territori piรน virtuosi, ad esempio, spicca la Puglia, lโunica regione che negli ultimi anni ha fatto salire nei bilanci dei suoi Comuni in maniera sostanziosa โ oltre il 14% โ la spesa per il sociale. Ad un trend medio in discesa di quasi un punto percentuale annuo delle risorse impegnate dai Comuni per i bisogni di famiglie e anziani, tuttavia, si ritrova la tradizionale composizione a macchia di leopardo con picchi fino a -26,6 per la Calabria e -19% per la Campania. Andamenti in controtendenza nelle regioni, oltre la Puglia giร ricordata, anche nel Lazio (+9,9%), in Friuli-Venezia Giulia (+8,3%) e in Sardegna (+4%). Inoltre, persino territori considerati tra i migliori per i servizi in Italia, come la Lombardia, hanno visto scendere la spesa per il sociale in 4 anni (2009-2012) del 5,5%. In linea di massima, comunque, la maggior parte dei Comuni del sud spendono meno in sociale; infatti in Molise, Calabria, Basilicata e Campania la propensione al sociale resta sempre sotto lโ8%. Non รจ difficile perรฒ trovare, va precisato, Comuni in tutte le aree geografiche grande variabilitร di attenzione al sociale.
A voler generalizzare, si puรฒ dire che i Comuni sotto i 15mila abitanti hanno una minor propensione al sociale (13,8% quelli fino a 15mila, ma soprattutto quelli sotto i 5mila soltanto allโ8,2%). La scarsa considerazione al sociale dei micro enti viene spiegata โ nellโanalisi sui bilanci pubblici di Emanuele Padovani โ dal fatto che le poche risorse sono assorbite piรน dai costi per far funzionare la macchina comunale che dai servizi diretti alla collettivitร . Lโandamento complessivo? Calo generalizzato dalle Alpi allโEtna. Il nord-est tuttavia, anche se con un trend negativo, si conferma leader di allocazione della spesa per il sociale (18% nel 2012), sostenuto dal Friuli-Venezia Giulia (26,4%) e dallโEmilia-Romagna (18,9%); altre regioni che figurano sul podio al di fuori del nord-est sono invece la Sardegna (26,4%), la Lombardia (16,7%) e le Marche (16,1%).
Pietro Cerrito
Segretario Confederale Cisl
Dipartimento politiche sociali