VIVERE UN ISTANTE

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Troppo prematuro per sopravvivere, ma tanto umano da sconvolgere. Pochi istanti che valgono una vita, che possono stupire, far discutere, rimettere in gioco le certezze che si avevano. Questa è stata l’esistenza terrena del piccolo Walter Joshua Fretz, il bambino che sta cambiando il dibattito sull’aborto. I genitori di Walter, Lexi e Joshua Fretz avevano già due bambine, ma aspettavano con ansia il terzo arrivo, un maschietto. Poi la mamma ha iniziato ad avere dei strani sanguinamenti dopo 19 settimane di gestazione. Preoccupata ha chiamato la ginecologa, che le ha consigliato di recarsi subito al reparto d’emergenza.

Ma subito il primo intoppo: Lexi vede che altre gestanti arrivate dopo di lei vengono portare direttamente in infermeria, mentre lei deve aspettare. La risposta è semplice, la sua gravidanza non è ancora arrivata alla 20esima settimana, limite legale secondo il quale il feto viene considerato una vita. Quindi le regole dell’ospedale imponevano che rimanesse in reparto. Dopo circa un’ora Lexi è riuscita a sentire il battito del cuore del suo bambino e si è tranquillizzata un po’. Ma poi l’irreparabile, quei dolori così familiari, le contrazioni: Walter stava nascendo. Cinque ore dopo essere arrivata nella struttura, ha dato alla luce il suo bambino. Troppo presto.

Il punto è che Walter qualche istante è riuscito a viverlo, anche senza macchine. “Era completamente formato e tutto era al suo posto, riuscivo a vedere il cuore battere nel suo piccolo petto”, dichiara la mamma, e aggiunge che dopo il parto stava “piangendo, ma lui era perfetto”. Uno schiaffo a chi crede di poter stabilire l’inizio di una vita, a chi crede che ogni concepimento non sia in sé la scintilla di una nuova esistenza.

A quel punto il papà Joshua, orgoglioso del suo piccolo, ha deciso di andare in auto, prendere la macchinetta fotografica per immortalare quei secondi così importanti, che hanno reso un feto prematuro uno spartiacque che è riuscito anche a salvare la vita di molti altri bambini “non desiderati”. All’inizio Lexi non voleva, ma poi le foto si sono diffuse su internet, suscitando commozione e sollevando riflessioni. Hanno raggiunto mamme in lutto e le hanno aiutate ad affrontare la perdita dei loro bambini, ma sono state usate anche per aiutare le donne a scegliere la vita per i loro piccoli non nati. Alcune hanno anche commentato le immagini sul blog che ha aperto Lexi: “Prima credevo che ci fossero delle ragioni per giustificare alcuni aborti. Ma ora, vedendo Walter adagiato sul suo petto mi vergogno delle mie opinioni passate e sono addolorata per ogni donna che decide di abortire senza comprendere il valore della vita che porta dentro di sé”.

Per questo ora i genitori di Walter invitano a diffondere queste foto, perché queste immagini rivelano tutta l’umanità di un bambino non nato, e provano senza dubbio che si tratta di una persona, e non di una particella o una montagna di tessuto. Il che solleva una domanda che è piuttosto scomoda: “Perché è legalmente permesso porre fine alla vita di un essere umano non nato?”. “Solo perché il bambino nella pancia della mamma non può essere visto da noi non significa che sia solo un mucchietto di cellule”, ha scritto Lexi. “Walter era perfettamente formato e molto attivo nell’utero”.

Se solo avesse avuto una settimana in più avrebbe potuto ancora lottare per la vita. “In mezzo a tutto il nostro dolore – conclude la mamma – sono felice perché da tutto questo può uscire qualcosa di positivo. Prego perché il Signore continui a usare le fotografie di Walter per colpire molte persone”.

Claudia Gennari: