VITTIME DELLE SETTE. MA LE ISTITUZIONI DOVE SONO?

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Sedotti, plagiati e rovinati. Sono tanti gli italiani che denunciano di esser stati psicologicamente manipolati da una setta. Non esiste una stima precisa delle vittime, ma anche se sembra invisibile si tratta di una “numerosa minoranza”, per usare un ossimoro che si adatta bene a realtà che si muovono nell’occulto.

Il fenomeno coinvolge tantissimi giovani e adolescenti, perché il fascino e la suggestione per agganciarli trova un canale preferenziale attraverso la rete. Ma non solo loro, chiunque cerca risposte alle proprie domande spirituali, di salute o affettive può essere spinto a cadere nella trappola delle sette. Questi gruppi si presentano quasi sempre mediante quella che gli specialisti definiscono la “love bombing”, un’esplosione di amore, di attenzione, di comprensione che i guru esercitano verso gli adepti.

È importante diffondere la cultura del dialogo tra le diverse religioni riconosciute come tali, ma d’altro canto è necessario impegnarsi a non fomentare la confusione di quanti utilizzano il vasto mondo religioso, sacrale e spirituale per finalità che nulla hanno a che fare con il trascendente.

La conferenza in Senato

Del tema se n’è parlato ieri in Senato, in occasione della tavola rotonda “Vittime delle sette. Democrazia negata”, organizzata dall’Associazione italiana vittime delle sette (Aivs). Nata nel 2016, l’Aivs è presieduta dal regista e sceneggiatore Toni Occhiello. Egli ha spiegato che l’Associazione “vuole rappresentare un faro per coloro che vivono all’ombra di queste realtà, e soprattutto offrire un aiuto concreto lì dove lo Stato si mostra, tutt’ora, assente”.

È proprio questo il punto sollevato nel corso del dibattito. Le vittime delle sette in Italia restano incagliate nel limbo dell’abbandono istituzionale, dovuto all’assenza di una legge che punisca la manipolazione mentale. Non solo. Occhiello si spinge ancora oltre, alludendo a qualche forma di “condiscendenza” dello Stato verso queste organizzazioni, anche con finanziamenti nonché biasimando le vittime, poiché la loro adesione sarebbe ritenuta “volontaria”.

“Noi crediamo – afferma Occhiello – che uno dei compiti di uno Stato moderno sia affrontare con rigore la questione, affinché si possano finalmente tutelare i diritti del cittadino, il cui spirito critico può in determinati momenti rendersi più vulnerabile, esposto, ai danni della manipolazione”.

In ambito legislativo, qualche tentativo è stato fatto, ma finora non si è mai giunti a nulla di concreto. Abolito il reato di plagio negli anni ottanta tra tante polemiche, nel corso del tempo non è mai stato realizzato un testo di legge capace di offrire agli inquirenti strumenti specifici per perseguire i guru delle sette. Si riesce a intervenire sporadicamente, in caso di violenza privata, sequestro di persona, circonvenzione di incapace.

Le azioni legali

Chi si trova a dirimere la matassa legislativa per tutelare le vittime delle sette è anche l’avvocato Annalisa Montanaro, a capo di uno sportello di assistenza legale dell’Aivs. Sulla base della sua esperienza, ha raccontato che “a livello psicologico chi sceglie di abbandonare questi gruppi, spesso dopo anni, deve affrontare percorsi lunghissimi per riacquisire la sensazione di autonomia mentale, un’adeguata qualità della vita e superare i traumi e gli abusi subiti”.

La legale ha definito “fondamentale” l’azione preventiva, mediante campagne d’informazione su queste realtà. “Ma occorre anche – ha aggiunto – una risposta diversa dell’ordinamento che sia in grado di riconoscere il fenomeno come gravemente danneggiante ed offrire alle vittime risarcimento economico e reintegrazione sociale”.

Il “vuoto normativo” su questo tema è considerato dalla Montanaro “un ostacolo rilevante” alla tutela penale delle vittime. Ecco allora – ha proseguito – che l’avvocato ricorre a norme attinenti e diverse, ma “che presentano una o più analogie” con la manipolazione mentale delle sette. La Montanaro ha spiegato che nel suo lavoro si avvale della giurisprudenza nell’ambito degli abusi familiari, caratterizzati “da una sottile, ripetuta e perversa forma di violenza psichica da parte di un partner che nel tempo porta ad annullare la personalità della vittima”. Ma la tutela delle vittime di manipolazione sarebbe più agevole se venisse individuata una normativa specifica.

La riposta dei senatori

Questo è uno degli scopi dell’Aivs, che ieri ha fatto sentire la propria voce nel luogo più adatto. Alle istanze dell’Associazione hanno risposto due senatori. È intervenuto prima Pietro Liuzzi, membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere.

Egli ha evocato un curioso elemento del folclore italiano, il tarantismo, considerato un fenomeno isterico convulsivo ma provocato, secondo la tradizione popolare, dal morso di un ragno. Ad avviso del senatore Liuzzi, esistono analogie tra tarantismo e moderne forme di manipolazione mentale da parte delle sette: la suggestione di gruppo e l’offuscamento dello stato di coscienza.

Se però il tarantismo attecchiva sui ceti più modesti della popolazione, le sette fanno proseliti soprattutto tra la media e alta borghesia, laddove i mercenari dell’esoterismo trovano più carichi portafogli da svuotare. Liuzzi si è impegnato a proporre un’interrogazione parlamentare per denunciare il fenomeno e, soprattutto, un tavolo di lavoro che coinvolga realtà politiche e culturali al fine di “mettere il cittadino nelle condizioni di sentirsi tutelato dallo Stato nel suo patrimonio e nella sua qualità della vita”.

Impegno che fa suo anche la senatrice Angela D’Onghia, sottosegretario per l’Istruzione. Lei ha manifestato la volontà di approfondire il tema anzitutto per fare una stima degli abbandoni scolastici dovuti a pressioni da parte delle sette. Ha poi garantito che si spenderà per creare una sinergia con altri ministeri per affrontare la questione più in generale.

Nel 2006 un timido spiraglio di interesse istituzionale si è aperto con la creazione di un ufficio di prevenzione, analisi e investigazioni denominato Sas (Squadra anti sette) da parte della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. Ma mentre si attende di colmare il vuoto legislativo, sono innumerevoli i guru che continuano indisturbati a sedurre, plagiare e rovinare numerose vittime e le loro famiglie, che reclamano invano giustizia.

Giacomo De Sena: