Un nuovo primato per l’Italia che vede la pratica agricola della vite ad alberello di Pantelleria rientrare tra i patrimoni dell’umanità. Lo ha deciso l’Unesco riunito a Parigi dal 24 novembre e che ha visto il voto unanime di 161 paesi riconoscere il prezioso e unico lavoro che accompagna la produzione di Zibibbo. La storia di questo vino ha radici lontane: l’uva zibibbo fu introdotta nel nostro paese dai Fenici, la sua coltivazione nei terrazzamenti dell’isola è invece di origine araba. La faticosa lavorazione che accompagna questo vino oltre a rappresentare il processo di un importante prodotto è simbolo di una comunità, racconta l’identità, la cultura e la storia degli isolani.
Il ministro Maurizio Martina, titolare delle Politiche agricole ha commentato: “È la prima volta che una pratica agricola consegue questo autorevole riconoscimento. La notizia, arrivata dalla nostra delegazione presente a Parigi, mi riempie di orgoglio e di soddisfazione. Questa iscrizione rappresenta una svolta a livello internazionale, poiché finalmente anche i valori connessi all’agricoltura e al patrimonio rurale sono riconosciuti come parte integrante del più vasto patrimonio culturale dei popoli. L’Italia ancora una volta in sede Unesco segna un punto di grande qualità e una novità di grande portata”.
Non è potuto mancare un intervento di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, il quale ha dichiarato: “È un atteso riconoscimento al lavoro di intere generazioni di agricoltori che hanno realizzato nel tempo un territorio unico e inimitabile di una bellezza straordinaria ma capace anche di esprimere produzioni da primato conosciute ed apprezzate in tutto il mondo”. Tra le prossime sfide per l’Italia ci sarà la candidatura dell’arte della pizza napoletana, la cui origine è spesso al centro di dibattiti, e che da sempre è uno dei simboli con cui il bel Paese è riconosciuto in tutto il mondo.