UNA LEZIONE DI VITA

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I medici inchinati di fronte al corpicino di un bambino privo di vita. Un’immagine che ha scosso le coscienze del mondo intero; dottori prostrati in un atto di rispetto profondo fatto per omaggiare la scelta di donare i propri organi. E’ la storia di Liang Yaoyi, scolaro di Shenzhen in Cina, appena 11enne; nel momento in cui gli è stato diagnosticato il tumore al cervello che in breve tempo lo avrebbe ucciso, ha deciso di compiere un gesto di estrema generosità. Sapeva bene che la strada per lui non avrebbe previsto un ritorno e, una volta arrivato al bivio, ha scelto di intraprendere questa via “insolita” per un bambino. Donando i reni e il fegato ha permesso a qualcun altro di migliorare la propria esistenza: “Volevo essere vivo in un altro modo” ha detto con disarmante semplicità il piccolo ai medici. Nella malattia questo ragazzini ha maturato un altruismo che è difficile riscontrare nel mondo degli adulti, anche in situazioni decisamente meno drammatiche: uno schiaffo all’egoismo spesso protagonista delle nostre vite.

Il suo grande merito è stato quello di essere altruista; quello dei medici è stato di aver saputo cogliere l’attimo riuscendo a mettere al centro dell’agenda mondiale un tema delicato e difficile come quello delle donazioni. In Italia, ad esempio, gli ultimi dati fanno registrare un numero donatori utilizzati nel 2014 pari a 1151 a fronte di 2276 decessi. I pazienti trapiantati sono 2944 contro i 2841 nel 2013; gli organi trapiantati sono per ora oltre 3160. Il dettaglio dei trapianti eseguiti per singolo organo indicano per il 2014: 1571 di rene; 1033 di fegato; 228 di cuore; 126 di polmone. I pazienti iscritti in lista sono 9.111 e la maggior parte di questi sono in lista di attesa per ricevere un rene (6.798).

E’ una scelta difficile quella di donare gli organi, perché arriva sempre in un momento critico, post incidente o in fase terminale di una malattia. Non è facile, soprattutto per i parenti, immaginare di poter regalare un futuro a qualcun altro mentre un proprio caro si sta spegnendo. Eppure è l’amore il motore fondamentale di tutto e chi ha fatto la scelta della donazione vive il lutto con una consolazione difficile da immaginare per chi al contrario ha fatto, pur legittimamente, la valutazione opposta.

Se da un lato la donazione di organi è un fatto assolutamente raro e prezioso dall’altra ha innescato nella mente di gente senza scrupoli l’idea folle di mettere in piedi un mercato illegale per vendere sottobanco reni, fegato, pancreas e tutto ciò di cui si ha richiesta. Questo scempio avviene ovunque, ma i dati internazionali ci dicono che è particolarmente diffuso in paesi come Nepal, Pakistan, India, Bangladesh, Cambogia e Africa. Un trend vergognoso, dovuto soprattutto alla povertà di questi paesi.

Esistono moltissimi casi che documentano questo traffico illegale, ma quello del Nepal è piuttosto emblematico. In un clima di scarsa legalità aggiunto ai problemi portati dalla guerra civile, infatti, ha preso piede il contrabbando di organi; nel centro della capitale Kathmandu operano diversi “middle man” conosciuti meglio col nome di “broker dei reni” che li vendono a circa mille euro ognuno convincendo i ragazzi della città a diventare donatori prezzolati. Il lavoro sporco di queste persone sfrutta l’ignoranza e l’urgente bisogno di uomini e donne che spesso vivono in “favelas” degradate. Il traffico illegale di organi produce assassini per le strade e operazioni improvvisate su tavoli di legno. Nei paesi più industrializzati il problema esiste ma è meno evidente e ci sono addirittura casi isolati di persone che hanno ceduto al mercato nero i propri organi per sanare i loro debiti. Uno dei fattori che contribuisce ad alimentare la domanda va rintracciata nella chilometrica lista d’attesa per ottenere un trapianto, a sua volta figlia di una scarsa cultura della donazione. Donare una parte di sé è un atto d’amore, il prelievo di un organo da una persona e il suo trapianto in un’altra per restituire la funzione persa, è un viaggio straordinario che non può e non deve essere mercificato.

 

Davide Chiossi: