Dare spontaneamente o regalare, qualcosa che ci appartiene, senza ricevere una ricompensa. E’ il significato della parola donare, vocabolo quasi totalmente “sconosciuto” in una società come la nostra che sembra essere indirizzata più all’individualismo che all’altruismo. Un’azione difficile, quella di donare qualcosa gratuitamente, soprattutto se si parla di dare a qualcuno una parte di noi stessi a una persona di cui non conosceremo mai l’identità. E in questo caso non parliamo in senso lato, ma proprio offrire una parte fisica di sé.
E’ la storia che vede come protagonista una donna di Pavia che ha reso così possibile, a Milano, il primo trapianto da “samaritano”. Ma cos’è? Accade quando una persona decide di donare uno dei propri reni per altruismo – senza avere nessun legame di amicizia, parentela o affettivo con il ricevente –; un gesto che viene “offerto” alla collettività, non a una persona specifica ma a chi ne ha più bisogno in quel momento. Uno schiaffo all’egoismo della nostra società. Chi offre se stesso per gli altri non saprà mai il nome di chi ha salvato, né quest’ultimo potrà mai rintracciare il proprio “angelo”. E’ questa la meraviglia della gratuità del gesto, che trascende persino il rapporto umano e il bisogno di gratificazione.
La donazione “samaritana” si chiama così in riferimento alla parabola del vangelo di Luca in cui si racconta di un uomo che sulla strada tra Gerusalemme e Gerico venne assalito dai briganti e poi abbandonato, mezzo morto, sul ciglio della strada. Ignorato da tutti i passanti, fu soccorso da un abitante della Samaria, l’unico a dimostrarsi generoso e interessato alla sorte di un altro essere umano.
Questo genere di pratica chirurgica è consentita in Spagna, Regno Unito, Olanda e Usa, oltre che in Italia. Dopo che il donatore ha dato la propria disponibilità ed aver ricevuto il via libera dal Centro Nazionale dei trapianti, verranno attivate le procedure per il “cross over”. Diverse coppie, provenienti da tutto il Paese, per le quali non è possibile procedere con il trapianto a causa di una incompatibilità immunologica, possono essere inserite in un circuito con lo scopo di trovare una coppia di scambio. Così il donatore della prima coppia darà il suo organo al ricevente della seconda coppia, mentre quello della seconda coppia donerà al ricevente della prima.
La generosità della donna di Pavia ha dato così il via ad una serie di trapianti “a catena” così che tra il 7 e il 9 aprile in Italia ne sono stati effettuati 6 a Pisa, Siena e Milano, tutti grazie a donazioni samaritane. Nel nostro Paese, questa modalità è attiva dal 2010 e ci sono precise regole da rispettare. Prima di tutto il donatore deve essere idoneo sia fisicamente sia psicologicamente e per verificarlo vengono eseguiti numerosi ed approfonditi test. Inoltre esiste un registro dove è necessario iscriversi per donare e che non è accessibile a tutti.
In Italia, lo scorso anno si è concluso con un record: sono stati eseguiti 2.976 interventi, 135 in più rispetto al 2013, cioè ben il 70%. Con l’aumento dei donatori risultati idonei, 1381 rispetto ai 1318 dell’anno precedente, parallelamente sono anche cresciuti i donatori effettivamente utilizzati: 1172 nel 2014 contro i 1102 nel 2013.