Un rapporto Onu mette in luce i legami internazionali delle guerriglie congolesi

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Un recente rapporto Onu ha denunciato come una sofisticata rete di appoggio materiale, finanziario e di reclutamento permetta da anni la sopravvivenza dei gruppi di guerriglia operanti nell’est della Repubblica Democratica del Congo, l’Allied Democratic Forces (Adf). Questi gruppi di guerriglieri si sono resi responsabili di diverse violazioni dei diritti umani, comprese le conversioni forzate all’islam.

Le Adf – composte principalmente da ugandesi e da congolesi – dispongono di finanziamenti locali e internazionali. Il rapporto Onu rileva inoltre che i diversi gruppi armati si sovvenzionano in gran parte saccheggiando le immense risorse naturali locali (dalla cassiterite al legname, dall’oro al coltan) rivendendole poi sui mercati esteri con la complicità di reti di trafficanti che passano per i Paesi limitrofi.

Il documento Onu evidenzia che, sebbene le Adf abbiano subito diverse sconfitte dopo l’offensiva lanciata dai militari congolesi nel 2014, quasi tutti i loro capi sono ancora in vita. Il loro leader, Jamil Mukulu, oggetto di sanzioni da parte delle Nazioni Unite, è scomparso nel mese di aprile con altri venti ufficiali.

Gli esperti Onu che hanno indagato il fenomeno delle guerriglie congolesi sono giunti alla pesante conclusione che non si tratta di fenomeni locali scaturiti da conflitti di carattere etnico o tribale, ma esistono attori internazionali, pubblici e privati, con interessi precisi da perseguire che ne determinano l’andamento.

Milena Castigli: