La Pontificia Accademia delle Scienze si prepara a vivere due momenti particolarmente significativi. Il primo è un seminario sul problema della droga, in programma il 23 e 24 novembre, che vedrà la partecipazione, in qualità di relatore e come rappresentante dell’esperienza in materia della Comunità Giovanni XXIII fondata da don Benzi, anche del nostro direttore don Aldo Buonaiuto. Il secondo è il summit internazionale dei sindaci sui rifugiati, che si svolgerà il 9 e 10 dicembre. Due temi apparentemente distanti eppure in qualche modo legati da quell’ecologia umana integrale che sta tanto a cuore a Papa Francesco. Ne parliamo con il cancelliere dell’Accademia, mons. Marcelo Sanchez Sorondo.
Narcotici: problemi e soluzioni di una questione globale è il titolo del workshop. Come nasce?
“In risposta a un desiderio esplicito di Papa Francesco. Vogliamo esaminare diversi aspetti, soprattutto sul piano scientifico. Si farà un quadro della situazione attuale, dal punto di vista culturale e geopolitico, della produzione, dei diversi tipi di consumatori, gli effetti sul cervello e sul corpo degli abusi, sia di droghe leggere che pesanti, gli aspetti legati alle strategie da seguire per combattere questo fenomeno, lo sfruttamento dei bambini nello spaccio, le possibili conseguenze della legalizzazione. Particolare attenzione sarà posta alla prevenzione. E’ innegabile che le droghe costituiscono uno dei più grandi flagelli del nostro mondo”.
L’altro grande appuntamento sarà il summit dei sindaci sul tema “Europa: i rifugiati sono nostri fratelli”. Nella presentazione si parla di nuove strade per costruire la pace. Per esempio?
“Naturalmente le nuove strade sono completamente diverse da quelle attuali. Innanzitutto la prima cosa che i sindaci dovrebbero raccomandare è la fine delle guerre, perché una delle cause fondamentali del fenomeno dei rifugiati è la guerra. Il problema della Siria deriva evidentemente dalla guerra e questo è un dato oggettivo. Dobbiamo aprire all’immigrazione soprattutto quando è un’immigrazione di persone che soffrono situazioni estreme e che non vengono qui per fare terrorismo. Il secondo aspetto fondamentale è occuparsi del tema del clima, seconda causa di migrazione, causata dalla tragedia dell’aumento del riscaldamento globale dovuto alle attività umana che utilizzano materiale fossile”.
Non tutti la pensano così…
“So che qualche presidente dice che questa è un’invenzione dei cinesi ma i cinesi qui non c’entrano… Questa è una conclusione della comunità scientifica, come dice il Papa nella Laudato Si’. Dove non credo abbiano lavorato i cinesi… Affermare che questo lo dicono i comunisti è una cosa che non sta in cielo né in terra. Sono dati oggettivi che vengono dalla scienza. Quindi se crediamo alla scienza per certe cose, allora dobbiamo credere anche a questo. Effettivamente la migrazione degli animali è un fatto oggettivo, e dietro agli animali vengono le persone. Perché il cambio climatico produce deserto dove c’è già deserto, pioggia dove c’è già pioggia, produce questi squilibri”.
La Chiesa sostiene che i migranti economici devono comunque essere accolti.
“Sì ma occorre rimuovere le cause, anche quelle più remote. Finiamola con questa crisi finanziaria, non è possibile che ancora viviamo con questa crisi, con la gente che non ha lavoro, i giovani non hanno lavoro. Non per nulla c’è un aumento della droga”.
Questo ci ricollega ai temi del workshop sugli stupefacenti.
“Certo. E’ chiaro che se i giovani non trovano un tessuto sociale che gli dia la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro, con un lavoro condiviso che crea fraternità, perché il lavoro a volte crea distanze ma fondamentalmente crea comunità, fraternità, allora diventa una delle cause per le quali si creano condizioni perché i giovani non abbiano speranza. Lo stesso vale per la scuola. Lei sa che, se facciamo una considerazione generale, il 50% dei giovani di questo mondo, sia maschi che femmine, non hanno alcuna educazione o non vanno a scuola? Spesso perché non ci sono scuole. Sono appena stato in Africa e la situazione dei Paesi ricchi dell’Africa, non di quelli poveri, è questa. Il mondo non è la situazione dell’Italia. E c’è un altro aspetto, lo sport: bisogna tornare a uno sport un po’ amateur, che si faccia sport per il valore dello sport in sé, com’era una volta e non che sia solo un affare. Ai giovani serve che lo sport torni a essere uno sport che crea comunità, società, speranza”.
Al summit dei sindaci si parlerà anche della nostra vecchia Europa: di Brexit e di riduzione del debito della Grecia. Ma come è possibile recupare la strada della solidarietà che il nostro continente sembra aver smarrito?
“Direi che il problema di Brexit è il contrario: è la gente che capisce che tutte le promesse che hanno fatto per la solidarietà non funzionano. E allora cercano un altro modo. Se intendiamo la solidarietà come una cosa superficiale evidentemente non si riesce a capire cosa significa. Se invece si intende come “fare la società”, perché l’uomo è naturalmente un essere socievole, allora si devono trovare nuove forme per risolvere il problema”.
Droga e immigrazione sono due aspetti toccati nella Laudato sì. Qual è il bilancio dell’enciclica a 18 mesi dalla pubblicazione?
“E’ fortissimo, il Papa ci richiama all’imperativo biblico della nostra responsabilità riguardo alla terra. Che consiste nel non utilizzare le risorse come se fossero un materiale plastico di cui posso fare quello che voglio ma tenendo conto che sono risorse che hanno le loro leggi, sono, per la maggior parte, esseri viventi, vegetali o animali, che dobbiamo accompagnare nel loro sviluppo perché sono i nostri amici che ci accompagnano dall’inizio dell’esistenza. E allo stesso tempo ci dice, questo è un dato che viene dalla scienza, che noi l’abbiamo trattata male e avendola trattata male la terra è come un boomerang. Se io tratto male il mio habitat, quello si rivolta contro di me anche senza volerlo, perché produce un cambiamento climatico cattivo. Poi possiamo anche farne uno virtuoso ma se noi intensifichiamo attività che usano materiale fossile e mettiamo questo petrolio col suo nero colore nella stratosfera e non permettiamo che la terra respiri, evidentemente tutto questo viene contro di noi. Il richiamo dell’enciclica è fondamentale. Ha prodotto i risultati del Cop 21 a Parigi, con impegni in accordi molto seri per uno sviluppo sostenibile. Speriamo che queste decisioni, che devono essere applicate in modo diverso in ciascun Paese, non restino pure intenzioni per contenere questo aumento della temperatura. Tutto ci dice che questo si farà ma non bisogna negare il problema altrimenti l’unico risultato sarà aumentarlo”.