“Da oggi cambiano i rapporti tra il popolo americano e quello cubano. Si apre un capitolo nuovo nella storia delle Americhe”. Con queste paroleĀ Barack Obama, esattamente un anno fa, annunciaĀ la svolta che chiude una crisi durata ben 53 anni: gli Stati UnitiĀ aprono a Cuba, ristabiliscono le relazioni diplomatiche cancellando un embargo rovinoso per entrambe le parti. “Negoziati rapidi, per una riapertura dell’ambasciata Usa in tempi stretti”, ĆØ l’incarico che Obama affida al suo segretario di Stato John Kerry. PiĆ¹ facilitĆ per viaggi e turismo, affari e comunicazioni, carte di credito e Internet, rimesse degli emigrati. Con un occhio ai diritti umani, che sarĆ piĆ¹ facile sostenere abbattendo il muro dell’isolamento.
“Non si favoriscono i diritti umani cercando di far fallire gli Stati, ma dialogando”. Tra le aperture, Obama mette in prima linea la liberalizzazione degli investimenti nelle telecomunicazioni. E’ proprio grazie alle concessioni dell’Avana che le aziende digitali americane potranno portarvi le proprie infrastrutture e tecnologie. La svolta storica era nell’aria da tempo. La politica estera ĆØ uno dei pochi terreni sui quali il presidente ha un potere quasi esclusivo, e Obama avevaĀ deciso diĀ usarlo fino in fondo.
Obama fa anche un riferimento esplicito e riconoscente all’intervento di Papa Francesco. “Da ora in avanti quando siamo in disaccordo, sulla democrazia e i diritti umani, lo diremo direttamente. Cuba non cambierĆ da oggi all’indomani. Ma diventa piĆ¹ facile per noi appoggiare il cambiamento”. Un appuntamento dell’anno prossimo: Cuba e Stati Uniti parteciperanno insieme, per la prima volta, al Summit of the Americas a Panama, dove si discuterĆ anche di diritti umani. E a sottolineare l’importanza della svolta il capo della Casa Bianca chiude con una frase in spagnolo: “Todos somos americanos”.
Lo scrive la stampa americana, lo ribadiscono i senatori Usa. C’ĆØ la diplomazia del Vaticano, dietro alla svolta delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba, un risultato che ĆØ il prodotto di molti incontri tra la Santa Sede e il capo della diplomazia statunitense. Ā āConcretamente sono venuti qui in Segreteria di Stato per porre le firme nei due rispettivi documenti davanti aĀ Parolin,Ā quasi come garante della parola che si erano scambiati tra loroā. CosƬ il sostituto della Segreteria di Stato, lāarcivescovo Angelo Becciu,Ā rivela un particolare dellāaccordo di disgelo diplomatico tra Usa e Cuba.
āIl Papa ha incantato i rappresentati del popolo cubano e americanoā, ha proseguito il presule,Ā perchĆ© āsono loro che hanno chiesto al Pontefice di farsi garante di questo desiderio di parlarsi, dialogare e incontrarsi.Ā Lāazione diplomatica, parola che va al di lĆ del significato tradizionale, ā ha conclusoĀ Becciu ā ĆØ intesa nel senso di uomo e leader che si ĆØ impegnato con la sua parola, il suo carisma conquistando i due capi di Stato. Loro hanno chiesto espressamente che il Papa li aiutasse. In questo Francesco non si ĆØ tirato indietro. Poi lui si ĆØ servito di alcune persone perchĆ© potessero portare a compimento il desiderio del dialogo e dellāincontroā.