TRATTA, SCHIAVI DELL’IPOCRISIA

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Donne e minori costretti a vivere in strada. Abbandonati, sfruttati per i fini più biechi in omaggio al dio denaro. Al business che non guarda in faccia nessuno, nemmeno i più deboli. Quelli che, in un mondo ideale lontano anni luce da quello reale, dovrebbero essere tutelati, sostenuti, aiutati. Ma per i quali, invece, non c’è posto se non nelle periferie della nostra coscienza, dove il sole non batte mai. Basta voltarsi dall’altra parte o rifugiarsi dietro luoghi comuni. Giudizi di chi non sa cosa si nasconda nell’inferno della schiavitù. “Il mestiere più antico del mondo”, “lavoratrici della notte”. Mentalità benpensanti che il Papa ha sfidato con un monito. “Le moderne e rinascenti schiavitù, come quelle dei minori e delle donne sempre in maggior numero costrette a vivere in strada, prede di criminali e affaristi senza scrupoli – ha detto il Pontefice incontrando nella Sala Clementina chiudendo il simposio internazionale sulla pastorale della strada, promosso dal Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti  – rappresentano un grido d`accusa contro un sistema sociale che da decenni critichiamo ma che facciamo fatica a cambiare secondo criteri di giustizia”.

Forse perché a qualcuno conviene mantenerlo, aggiungiamo noi. Lo dimostrano i dati. Secondo l’ultimo rapporto Eurostat le vittime della tratta di esseri umani nella sola Unione Europea ammontavano a 6.309 individui nel 2008, a 7.795 nel 2009 e a 9.528 nel 2010, con un aumento del 18% nel triennio di riferimento. In totale, per quanto riguarda il quadriennio 2008-2010, ne erano state accertate 23.632. A essere colpite da questa piaga sono soprattutto le donne, che rappresentano il 68% degli schiavi, seguiti dagli uomini (17%), dalle ragazze (12%) e ragazzi (3%). La prostituzione è il campo d’impiego più vasto delle persone vendute. Il 62% del totale è, infatti, oggetto di sfruttamento sessuale. Ci sono poi i lavori forzati (25%) e altre aberrazioni, come l’espianto di organi da immettere nel mercato nero e le attività criminali di vario genere, (14%). La maggior parte degli schiavi proviene da Paesi membri della Ue, in particolare da Romania e Bulgaria, ma c’è anche un’alta componente di extracomunitari come nigeriani e cinesi.

In Italia, invece, sono circa 9 milioni i clienti delle prostitute. Basta girare in uno dei quartieri più periferici delle città “per vedere il degrado in cui molte donne sono costrette a vivere; le violenze sessuali che sono costrette a subire per pagare un riscatto”, ha denunciato all’Adnkronos Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. Molti dei clienti “sono padri di famiglia”. Attualmente sono 300 le donne accolte dalla struttura o da famiglie che si sono rese disponibili. Da Nord a Sud, sono 22 le unità dell’Apg23 che operano sul campo per un percorso di recupero in cui viene garantita l’assistenza legale, psicologica e sanitaria, l’aiuto nel disbrigo di pratiche burocratiche, l’apprendimento della lingua italiana. Uno schiaffo agli sfruttatori.

“E’ preoccupante – ha sottolineato con enfasi il Santo Padre – vedere in aumento il numero delle giovani ragazze e delle donne che vengono costrette a guadagnarsi da vivere sulla strada, vendendo il proprio corpo, sfruttate dalle organizzazioni criminali e a volte da parenti e familiari”. Bergoglio ha definito questa realtà “una vergogna delle nostre società che si vantano di essere moderne e di aver raggiunto alti livelli di cultura e di sviluppo. La corruzione diffusa e la ricerca del guadagno a tutti i costi privano gli innocenti e i più deboli delle possibilità di una vita dignitosa, alimentano la criminalità della tratta e le altre ingiustizie che gravano sulle loro spalle. Nessuno può rimanere inerte di fronte all`urgente necessità di salvaguardare la dignità della donna, minacciata da fattori culturali ed economici!”.

In tutto questo, ha proseguito il Papa, la Chiesa è chiamata a “non tacere”. “Le istituzioni ecclesiali – ha spiegato – non possono chiudere gli occhi di fronte al nefasto fenomeno dei bambini e delle donne della strada, davanti a realtà molto tristi causate dall’indifferenza, dalla povertà, dalla violenza familiare e sociale, dalla tratta delle persone umane”. Bergoglio ha, in particolare, invitato a considerare le vittime delle moderne schiavitù per quello che sono: “esseri umani con un proprio nome e un proprio volto, con una identità donata da Dio a ciascuno di loro”. Non “numeri” o “pacchi da scambiare”. Francesco ha dunque esortato a ”non arrendersi di fronte alle difficoltà poste dalle sfide in favore dei più deboli e degli emarginati. Non possiamo mai evitare di portare a tutti, in modo particolare ai più deboli e svantaggiati, la bontà e la tenerezza di Dio misericordioso, via che apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre”.

I lavori del simposio sono iniziati il 13 settembre e si sono conclusi ieri. L’incontro ha avuto l’obiettivo di studiare strategie efficaci per combattere la piaga dei bambini e delle donne di strada e delle loro famiglie, dramma che, si legge in una nota degli organizzatori, “richiede di affrettare i tempi di intervento sia da parte della Chiesa universale e delle Chiese locali, che dalle Istituzioni civili”. Ad aprire i lavori è stato il presidente del Pontificio consiglio, il card. Antonio Maria Vegliò. Sono intervenuti, in qualità di relatori, monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia; Isabela Mihalache (Consiglio d’Europa) e suor Gabriella Bottani, coordinatrice di Talitha Kum, rete internazionale di vita consacrata contro il fenomeno della tratta.

Luca La Mantia: