TORO SEDUTO E’ TORNATO

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Nel luglio 1881 Toro Seduto, dopo una vista spesa a combattere le Giubbe Blu che profanavano i territori sacri di caccia, consegnò il suo fucile all’ufficiale comandante di Forte Buford, nel Montana, spiegando che così facendo voleva spiegare al suo giovane figlio di essere diventato “amico degli americani”.

Precisò anche che era fiero di essere stato l’ultimo dei capi Lakota a cedere le armi. Chiese di avere il diritto di tornare in Canada quando lo avesse desiderato e di poter avere una sua riserva nei pressi delle Black Hills. Venne invece mandato nella Riserva di Standing Rock e quando il suo arrivo fece nascere una forte paura che potesse ispirare una nuova rivolta, si decise di chiuderlo a Forte Randall, nei pressi del fiume Missouri, per due anni come prigioniero di guerra. Alla fine, nel 1883, Toro Seduto si ricongiunse alla sua tribù, proprio a Standing Rock. Segnando la fine dell’epopea indiana.

Oggi però, a distanza di circa 130 anni, quel nome riecheggia nuovamente come simbolo di rivolta indiana. Dallo scorso aprile, infatti, i Sioux della riserva di Standing Rock stanno protestando contro la costruzione di un oleodotto. Il progetto rischia di distruggere 380 siti considerati sacri dalla popolazione locale e, in caso di un incidente, potrebbe inquinare in maniera irreparabile il principale fiume della regione.

Una battaglia fatta di manifestazioni di protesta e di carte bollate. Un giudice di Washington Dc si era espresso a sfavore dell’azione legale che i membri della riserva Sioux di Standing Rock avevano presentato poiché sostenevano che i lavori per il Dapl, il Dakota Access Pipeline, fossero proseguiti senza che i membri della tribù fossero stati adeguatamente consultati. Una sconfitta che non ha fermato la “guerra”.

In una dichiarazione congiunta dell’esercito Americano, del Dipartimento di Giustizia e del Dipartimento dell’Interno (che si occupa delle questioni che coinvolgono i nativi americani), sono state annunciate invece due decisioni importanti: una era una decisione presa dal genio militare americano, l’Us Army Corps of Engineers, l’organo che aveva autorizzato la costruzione dell’oleodotto, di rinviare la decisione di trivellare il terreno federale, vicino o sotto il fiume Missouri, sopra la riserva di Standing Rock. L’altra è stato un importante annuncio dato da quest’ultima, che il governo avrebbe discusso con i membri della tribù, su “come assicurare al meglio il contributo della tribù circa le revisioni e decisioni relative alle infrastrutture e garantire la protezione delle terre e delle risorse locali e i diritti contrattuali” e se la nuova legislazione dovesse essere attuata per raggiungere questi obiettivi.

Un riconoscimento del fato che l’autorizzazione per la Dapl non rispetta i diritti dei Sioux di Standing Rock. I terreni fanno parte della riserva indiana di Standing Rock e sono sacri per la locale tribù dei Sioux, che da secoli vi seppellisce i propri morti. Inoltre – come detto – gli scavi per l’oleodotto rischiano di inquinare le falde acquifere vitali per l’irrigazione dei campi e per l’allevamento del bestiame e quindi vitali per la sopravvivenza della stessa tribù. I Rosebud Sioux temono che, scorrendo sotto il fiume Missouri, minacci in caso di incidente le loro risorse idriche, come accaduto a Navajos e Ute, le cui terre sono state contaminate un anno fa dallo sversamento di rifiuti tossici nel fiume Animas in Colorado durante una bonifica di una miniera eseguita dall’agenzia per la protezione ambientale Epa (Environmental Protection Agency).

Indiani e non indiani da ogni parte d’America e dal Canada confluiscono a Standing Rock, dove sono sorti accampamenti per i manifestanti, al fine di impedire il proseguimento dei lavori. Dopo molti appelli da più parti, il presidente Obama ha ordinato la sospensione momentanea del lavori dell’oleodotto sui terreni della riserva, ma sembra che la multinazionale stia proseguendo nei suoi piani.

La stessa multinazionale – dicono fonti locali – ha mandato gruppi di body-guard che hanno aggredito e ferito molti indiani con gas accecanti e cani da combattimento. La Corporation petrolifera starebbe arruolando mercenari, grazie a un’azienda britannica che fornisce personale specializzato a vari governi di mezzo mondo, in particolare africani e medio-orientali. La guerra continua

Fabrizio Gentile: