Swissleak: in Italia evase tasse su 741 milioni di redditi

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Si allarga lo scandalo Swissleaks: oltre 3mila verifiche hanno portato alla luce 741 milioni di redditi non dichiarati finiti in Svizzera e sottratti al fisco. In totale sono stati un migliaio gli italiani che hanno scudato i propri depositi facendo rientrare un tesoretto di un miliardo e 600 milioni e obbligando così decine di procure italiane, complice anche la prescrizione, ad archiviare centinaia di inchieste. Le Fiamme Gialle da tempo hanno concluso gli accertamenti sui 5.439 nomi contenuti nella prima lista Falciani, che le nostre autorità ottennero cinque anni fa. Ma l’inchiesta potrebbe portare a nuove rivelazioni, tali da aprire un nuovo fronte d’indagine e portare all’identificazione di centinaia di persone, sconosciute e vip, che hanno sottratto redditi a tassazione. In realtà sia il nominativo di Valentino Rossi, sia quello di Flavio Briatore e dello stilista Valentino erano già emersi anni fa, assieme a quelli degli altri stilisti Renato Balestra, Sandro Ferrone e Giuseppe Lancetti, del gioielliere Bulgari, della soubrette Elisabetta Gregoraci, del presidente della Confcommercio di Roma Cesare Pambianchi, dell’attrice Stefania Sandrelli, della principessa Fabrizia Aragona Pignatelli, di Francesco D’Ovidio Lefebre e di tanti altri tra cui anche societa’ come Telespazio, colosso specializzato in armamenti e sistemi di difesa.

I conti erano in Svizzera in “modo perfettamente legale, rispettando tutte le leggi e i regolamenti fiscali – ha spiegato ieri Briatore – Non sono residente in Italia da oltre 25 anni e dunque non soggetto al fisco italiano. I conti tenuti presso la Hsbc sono da anni noti alle autorità giudiziarie italiane che non hanno mai rilevato irregolarità fiscali in merito”. Capofila dei nuovi accertamenti, ancora una volta, potrebbe essere la procura di Torino, che fu la prima nel 2010 ad aprire un fascicolo e che successivamente invio le carte a 120 procure, competenti in base al principio del luogo di residenza della persona indagata. Un anno fa, infatti, i magistrati piemontesi si sono rivolti ai colleghi spagnoli chiedendo di poter consultare i dati in loro possesso dal 2013 e provenienti anch’essi dall’archivio sottratto alla Hsbc da Herve’ Falciani. Si tratta di oltre 121mila conti correnti aperti negli anni in diverse filiali della banca britannica – Ginevra ma anche Lugano, Montecarlo, Lussemburgo, Zurigo e isole del Canale – e gli inquirenti sospettano che tra loro si nascondano migliaia di italiani. Bisognerà ora capire se si tratta di nominativi già contenuti nelle liste precedenti esaminate dagli investigatori o se siano personaggi completamente sconosciuti: allo stato i magistrati hanno ipotizzato il reato di riciclaggio, ma nel fascicolo non risultano indagati.

Nel 2010, quando scoppiò lo scandalo, l’Italia ottenne ufficialmente due diverse liste, entrambe dalle autorità francesi. La prima è quella che arrivò alla Gdf nel maggio del 2010 attraverso la cooperazione amministrativa ai fini fiscali e conteneva, appunto, oltre 5.400 nominativi. Oltre 2.100 non sono stati presi in considerazione: i soggetti indicati non avevano fatto alcuna movimentazione. Per gli altri 3.276 sono partiti i controlli ispettivi che hanno consentito di accertare redditi non dichiarati per 741 milioni e Iva dovuta e non versata per 4,5. Ma oltre un terzo di questi soggetti (1.264) non e’ stato perseguibile in quanto aveva aderito allo scudo fiscale varato dal governo Berlusconi nel 2009. I finanzieri hanno dunque recuperato 30 milioni, mentre 190 persone sono state denunciate per reati tributari e 101 evasori totali sono stati scoperti. Anche le procure, nella quasi totalita’ dei casi, si sono viste costrette ad archiviare i procedimenti aperti dopo che la procura di Torino aveva smistato a seconda della competenza territoriale l’elenco ricevuto dalla magistratura di Nizza e contenente 7.094 conti correnti nella disponibilita’ di italiani, 5.595 soggetti e 133 societa’. Roma iscrisse 700 persone e solo in un paio di casi si e’ proceduto alla richiesta di rinvio a giudizio, causa l’intervenuta prescrizione. Ora i magistrati capitolini, qualora dall’inchiesta Swissleaks emergessero nomi nuovi rispetto a quelli gia’ approfonditi, potrebbero tornare ad occuparsi della vicenda. La procura più impegnata fu quella di Milano, che apri’ un fascicolo senza titolo di reato e senza indagati per accertare la posizione di oltre 2.100 tra persone e società anche perché in Lombardia risultava risiedere la maggioranza dei correntisti di Hsbc, il 63%, contro l’11% del Lazio e il 7% del Piemonte.

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