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SUPER TELESCOPIO E-ELT, PER L’ITALIA UNA COMMESSA DI 400 MILIONI

Il meglio della tecnologia italiana sarà nel cuore dell’European Extremely Large Telescope (E-Elt), il telescopio da 39 metri di diametro destinato a diventare il più grande del mondo. Alto quasi due volte il Colosseo e grande come uno stadio di calcio, E-Elt rappresenta una sfida tecnologica senza precedenti che ha visto il nostro Paese in prima linea. È infatti l’Italia che si è aggiudicata la commessa di circa 400 milioni di euro per la costruzione della cupola e della struttura di supporto del super telescopio, gestito dallo European Southern Obervatory (Eso). Frutto della competenza nell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e in fase di costruzione sulle Ande cilene (nella parte centrale del deserto di Atacama), E-elt sarà completato dal consorzio di aziende ACe, con Astaldi, Cimolai e gruppo Eie come subcontraente.

Il contratto è stato firmato il 25 maggio scorso nel corso di una cerimonia ufficiale al quartier generale dell’Eso di Garching, presso Monaco di Baviera in Germania, dal direttore generale dell’Eso, Tim de Zeeuw, dal presidente di Astaldi, Paolo Astaldi, e dal presidente di Cimolai, Luigi Cimolai. Presenti alla firma anche il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini e il Console Generale d’Italia a Monaco, Renato Cianfrani. Presenti inoltre il presidente dell’Inaf, Nicolò D’Amico, e Matteo Pardo, addetto scientifico presso l’Ambasciata Italiana a Berlino.

“Festeggiamo – ha detto il ministro Giannini – un altro successo della ricerca pubblica e dell’eccellenza industriale italiana in Europa. Con l’assegnazione del contratto per realizzare la struttura meccanica e la cupola del telescopio europeo E-Elt, l’Italia conferma la sua capacità di leadership in settori scientifici di alta tecnologia che puntano lo sguardo a mondi da sempre di grande fascino per l’umanità”. Per il ministro è “una sfida vinta grazie a una positiva e attiva alleanza tra una ricerca di qualità, da noi sostenuta non solo economicamente, e imprese italiane dinamiche, solide e di livello internazionale”. L’interazione fra pubblico e privato, ha concluso, potrà essere ulteriormente incoraggiata grazie al Programma Nazionale della Ricerca presentato recentemente.

“E’ un punto di passaggio fondamentale, di svolta, dal quale ci aspettiamo risultati scientifici importantissimi”. Lo ha sottolineato il direttore scientifico dell’Istituto nazionale di astrofisica, Filippo Maria Zerbi, che ha aggiunto: “Già in termini fisici e ingegneristici, trattandosi del telescopio più grande mai costruito. Poi nel campo astronomico e astrofisico, alla ricerca delle risposte di sempre, cioè da dove veniamo, dove andiamo e soprattutto se ci sono altri pianeti come il nostro”.

E-Elt permetterà di rispondere a quesiti fondamentali per la scienza. Il suo specchio principale, dal diametro di 39,3 metri, raccoglierà 13 volte più luce rispetto ai telescopi più grandi di oggi e consentirà di ottenere immagini 16 volte più nitide del telescopio spaziale “Hubble” in grado quindi sondare il cosmo con un dettaglio senza precedenti.

E-Elt ci permetterà anche di determinare con altissima precisione la composizione chimica dell’atmosfera dei pianeti extrasolari, cercando possibili tracce di vita su altri pianeti. Roberto Tamai, che dal 2014 è Programme Manager di E-Elt, dopo quasi dieci anni di esperienza in Cile, descrive di sfide tecnologiche per costruire il maxi telescopio. Le prime sono legate alle dimensioni dello strumento e della struttura: una cupola da 85 metri di diametro che peserà circa 5000 tonnellate, una struttura mobile da 3000 tonnellate e lo specchio principale, formato da 800 parti esagonali grandi 1,4 metri ciascuno.

“La grande dimensione del telescopio – spiega Tamai – abbinata al controllo della posizione di quasi mille specchi e ottiche, combattendo il vento, la gravità e le deformazioni termiche” sono le principali difficoltà. “Si parla di una precisione del milionesimo di millimetro. Per fare un paragone, è come voler controllare la planarità di tutto il Mediterraneo e mantenerla tale con onde non superiori allo spessore della moneta da un euro”, conclude. Una sfida epica per un grandioso progetto che regaler all’uomo un nuovo capitolo della conoscenza.

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