Le Nazioni Unite tornano a lanciare un allarme sulla situazione del Sud Sudan che rischia di “precipitare in una nuova spirale di violenze” a causa dello stallo nei negoziati di pace e le continue tensioni tra le parti in conflitto. Nel corso di un briefing davanti al Consiglio di sicurezza, il sottosegretario per le operazioni di pace, Hervè Ladsous, ha dichiarato che il “governo e l’opposizione non sembrano prendere sul serio i negoziati politici e non sembrano disposti a fare i compromessi necessari”.
Infatti i colloqui di pace che sono in corso ad Addis Abeba, moderati dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), sembrano essere giunti in una fase di stallo, soprattutto per quel che concerne la condivisione del potere e le riforme costituzionali. “Esorto il Consiglio a prendere in considerazione l’ipotesi di emanare una forte dichiarazione che inviti le parti a cessare immediatamente tutte le operazioni militari e, se necessario, – ha aggiunto il sottosegretario Onu – imporre le sanzioni necessarie se le parti se non dimostreranno la volontà di giungere ad un compromesso necessario per raggiungere un accordo di pace globale”.
Coinvolgere nei negoziati tutti i gruppi etnici, le donne, gli anziani, i leader religiosi e i giovani, è questo il passo da seguire secondo l’assistente del segretario generale per i diritti umani, Ivan Simonovic, perché “c’è bisogno di un cambiamento culturale basato sul rispetto della vita e dei diritti umani. – ed ha aggiunto – Ci vogliono due leader per porre fine al conflitto nel Paese, ma ce ne vogliono molti di più perché la pace diventi realmente sostenibile”. Porre fine agli oltre 14 mesi di conflitto nel Paese è lo scopo dei negoziati ad Addis Abeba, e l’Igad ha fissato per il prossimo 5 marzo il termine ultimo per raggiungere un accordo di pace tra il presidente Salva Kiir e il capo dei ribelli Riek Machar. Nonostante le minacce di sanzioni alle due parti, in passato le scadenze precedenti per raggiungere un compromesso erano state ignorate più volte. Secondo i dati che l’Onu ha presentato ultimamente il conflitto nel Sud Sudan ha provocato oltre 50 mila morti, più di 1,4 milioni di profughi interni e 467 mila rifugiati nei Paesi vicini, il 70% dei quali sono donne e bambini.