Gli italiani donano sempre più organi: nel 2016 sono stati 1.596 i donatori contro i 1.489 dell’anno precedente. E’ vero, però, che la mancanza di organi rispetto al numero di trapianti necessari (il 10% su un milione ogni anno) resta un problema planetario che causa il tragico fenomeno del traffico di organi e del turismo dei trapianti. Nel 2008, con la Dichiarazione di Istanbul si definì traffico di organi “il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, la ricezione (…) di persone viventi o decedute o di uno dei loro organi” attraverso l’uso della forza o l’inganno. Proprio per questo, anche l’Italia è corsa ai ripari con la Legge n. 236 entrata in vigore lo scorso 7 gennaio. È stato inserito infatti nel Codice penale, l’art. 601-bis che punisce il traffico di organi prelevati da persona vivente, anche colpendo chi ne organizza o pubblicizza i relativi viaggi o chi diffonde, anche per via informatica, annunci per ottenere organi.
Donatori e pazienti
Il tema del prelevamento forzato di organi da persone viventi, è stato al centro del Summit internazionale tenutosi in Vaticano, al quale hanno partecipato i rappresentanti di 20 paesi tra cui per la prima volta la Cina, nota per l’espianto di organi dai condannati a morte. Monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze, in tale occasione aveva ricordato che traffico di organi e turismo del trapianto sono “crimini contro l’umanità”. Sono due le categorie di vittime: donatori e pazienti. Da una parte ci sono coloro che vivono situazioni di estrema indigenza, quindi più vulnerabili, ma anche tutti quei pazienti “disposti a pagare somme ingenti e a viaggiare in altri Paesi come turisti del trapianto, al fine di ottenere un organo che possa consentire loro di vivere”. Nel mezzo ci sono broker e operatori sanitari senza scrupoli che trattano gli organi, e le persone da cui si espiantano, come oggetti di scambio, merce da comprare o da vendere, fino ad utilizzare “cliniche non autorizzate che servono clandestinamente i turisti del trapianto”. Il dott. Emanuele Cozzi, direttore dell’Unità di Immunologia dei trapianti dell’Ospedale universitario di Padova, nonché rappresentante dell’Italia a Istanbul e partecipante al convegno tenutosi in Vaticano, è stato interpellato sulla situazione italiana e sul presunto traffico sviluppatosi con il flusso dei profughi anche attraverso i nostri confini: “In Italia – ha spiegato – non ci sono dati su questo: moltissimi migranti che arrivano in Italia vengono visitati e su 15 mila persone non abbiamo avuto segnalazioni di nessun caso di espianto di organi forzato”.
Trapianto d’organi, argomento condiviso
Il Summit vaticano si è concluso con 11 raccomandazioni ai governi, alle organizzazioni internazionali e ai leader religiosi, per fornire mezzi necessari all’aumento di donazione di organi in tutto il mondo. Il trapianto di organi rappresenta un argomento su cui le grandi religioni si trovano d’accordo. Anche il Codice islamico di Etica medica incoraggia le donazioni. “Se è vero che i vivi possono donare un organo del proprio corpo, anche i morti, a maggior ragione, lo potranno fare. Questo è in realtà un grande gesto di carità e risponde perfettamente alla volontà di Dio”. Il Rabbino di Mantova, Luciano Caro, dichiarò che “la vita è un dono di Dio. Ognuno di noi non è padrone assoluto del proprio corpo. Di fronte alla necessità di salvare una vita umana, tutti i divieti religiosi diventano secondari”. Per i cristiani, infine Gesù che offre se stesso è l’esempio della gratuità per chi compie una donazione, “manifestazione di generosa solidarietà ancor più eloquente in una società utilitaristica”, come disse Giovanni Paolo II al Primo Congresso internazionale sui trapianti nel 1991.
Tratto da “Sempre”