Stop ai rifiuti, soprattutto quelli industriali, sversati nel Gange ma anche ai cadaveri abbandonati nelle acque del fiume sacro per gli induisti. La notizia, diffusa da Asianews.it, arriva dal Tribunale nazionale dell’ambiente (Ngt), la massima istituzione in tema di salvaguardia ambientale in India. Il provvedimento si estende a 500 metri dalle rive e vieta anche di costruire in una fascia di rispetto di 100 metri. I trasgressori saranno puniti con multe fino a 50.000 rupie, circa 680 euro.
Troppo inquinato
Lo scopo della sentenza è quello di proteggere le acque del fiume, sempre più inquinato. Secondo quanto riportato dal sito diretto da padre Bernardo Cervellera, “i giudici hanno affermato che il letto del fiume da Haridwar, nello Stato di Uttarakhand, a Unnao, in Uttar Pradesh, necessita di provvedimenti urgenti. Ciò che preoccupa di più è l’inquinamento dovuto agli scarichi industriali, soprattutto quelli della lavorazione delle pelli. Lungo il corso del fiume in Uttar Pradesh hanno sede centinaia di concerie che impiegano in maggioranza musulmani. Al governo guidato da Yogi Adityanath, il Tribunale ha ordinato di trasferire le aziende dall’area di Kanpur a quella industriale di Unnao, o dovunque non possano procurare danni all’ecosistema, entro un termine di sei mesi”.
Riti funebri da regolare
Ma non sono solo i rifiuti industriali a creare problemi. Gli indù, infatti, celebrano i loro riti funebri lungo il fiume, dove i corpi vengono cremati per disperdere le ceneri sulle acque del Gange. Tuttavia, le famiglie più povere, che non possono pagare la cremazione, lasciano andare i corpi dei defunti alla corrente. Perciò il tribunale “ha chiesto ai due Stati indiani di formulare linee guida per le attività religiose che si svolgono ai ghats (le discese al fiume)”. Resta da vedere se le decisioni del tribunale saranno effettivamente applicate dai singoli stati indiani.