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Sos vaquita: il “panda dei mari”, la più piccola focena del mondo, rischia l’estinzione

Timido e difficilmente osservabile in natura, tanto da meritarsi l’appellativo di “panda dei mari”. Forse non lo conoscono nemmeno tutti, ma esiste ed è la più piccola focena del mondo, nonché uno dei cetacei di minori dimensioni: si tratta della phocoena sinus, meglio conosciuta con il nome spagnolo di “vaquita” (“piccola vacca”), attribuitogli per il suo aspetto e per la sua andatura particolarmente placida. Un mammifero estremamente raro, per il suo comportamento ma anche, e soprattutto, per il suo stato in natura, preoccupantemente avviato verso l’estinzione definitiva. L’allarme è stato lanciato dal Comitato internazionale per il recupero della vaquita, secondo il quale ne resterebbero appena 30 esemplari: un numero che, trattandosi di una specie endemica (la quale sopravvive unicamente nel Golfo della California, nel cosiddetto Mare di Cortès), rende necessario un immediato intervento di preservazione della specie, in particolare orientata a una più attenta vigilanza rispetto alla pesca accidentale, la principale motivazione di morte per il piccolo cetaceo.

Reti illegali

Il rischio di cattura è piuttosto elevato per questa rara specie marina la quale, oltre a nuotare in acque eccezionalmente basse (a volte meno di 30 metri), tanto da poterne intravedere (pur di rado) la pinna dorsale, necessita di tornare più volte in superficie per la respirazione: una circostanza che molto spesso, però, porta la vaquita ad avvicinarsi pericolosamente alle reti dei pescherecci della Baja California, ma anche a quelle illegali lasciate dai pescatori per il totoaba macdonaldi, noto semplicemente con il nome di totoaba, specie di pesce, anch’essa endemica e allo stesso modo avviato all’estinzione, ma estremamente ricercata, soprattutto in Asia, (nonostante il veto sulla cattura) per la sua vescica natatoria, la quale sembra essere uno dei più potenti afrodisiaci naturali.

Wwf: “Vietare pesca nell’habitat della vaquita”

A tal proposito, nel tentativo di scongiurare il pericolo, il governo messicano aveva disposto, nel 2015, il divieto assoluto di lasciare reti da posta in un’area di circa 13 mila chilometri quadrati, nel nord del Golfo. In vista della prossima scadenza, il Wwf ne ha esplicitamente richiesto la proroga fino a data da destinarsi, “vietando immediatamente, e a tempo indeterminato, tutte le attività di pesca entro il suo habitat”, per cercare di mettere in atto misure cautelari per conservare gli ultimi esemplari rimasti. Misura che, ovviamente, andrebbe a interessare anche il totoaba, per il quale si richiede di rafforzare “i controlli, sostenendo le comunità locali nello sviluppo di forme di sussistenza economica che non portino all’estinzione di specie minacciate”. Un obiettivo da perseguire, per impedire la scomparsa definitiva di due specie in serio pericolo che, a buon diritto, rappresentano uno dei tratti distintivi del loro angolo di mondo.

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