Renzi continua la napoleonica cavalcata a Palazzo Chigi su un cavallo in corsa nel salto a ostacoli. Si fa portavoce di una sinistra innovativa. C’è che dice che sia una canna che soffia verso un vento un po’ destrorso. Una direzione che ovviamente scatena le polemiche dei conservatori. E a suon di frecciate e di battute da gossip, da mesi la sinistra appare divisa nel suo interno. Cosa sta succedendo? I sindacati sono passati all’attacco promettendo maniere forti per la sconsideratezza che reputano di aver ricevuto al tavolo delle trattative con i ministri dove non hanno potuto-dichiara la Camusso – “trattare”. Senza tante chiacchiere sono stati sollecitati a inviare per iscritto le loro pretese. Renzi pur ascoltando, dichiara l’amara verità e rivendica il diritto a legiferare come diritto appartenente solo alla esclusiva attività del Parlamento. Il giovane premier sta davvero dimostrando di essere innovativo quando non sovversivo in un atteggiamento quasi di sfida al nuovo potere che i sindacati esercitano silenziosamente da anni, ormai indotti al vizio dalle coccole e dal troppo tempo passato nei salotti della politica.
Ma se le cose stanno così, allora è molto più conservatore Renzi che si ostina a ripristinare i rispettivi ruoli e a rimettere ciascuno a sedere sulla propria sedia, vi pare? La sinistra che lo attacca, si morde le dita perché scopre che l’appena quarantenne non ha prestato il suo volto fresco alla politica per far continuare l’antica opera assistenzialista e oppositrice di sempre della sinistra. Piaccia o no, si deve comunque riconoscere al Presidente del Consiglio che si dichiara pronto a incassare “sinistri” (della boxe come della politica) e a riconoscere gaffe ed errori dei quali si assume piena responsabilità che sta navigando nuove correnti con determinazione e coerenza.
Forse davvero, come ha risposto Matteo Renzi alla leader della Cgil Camusso, è “surreale” che si sia ridotta la legge ad un tema di cui “trattare” facendo nascere uno scandaloso strapotere dei rappresentanti dei lavoratori sugli onorevoli in uno scambio per nulla equilibrato. Se finora l’Italia ha dato fiducia a tanti personaggi che hanno apportato novità in ogni campo tranne che in quello politico fino al ridicolo, non si vede il motivo per negare al Premier la facoltà di governare con la sua rivoluzionaria opera di trasformazione. I tempi sembrano richiedere paziente attesa e larghe aperture di vedute.