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SI COMUNICA MA NON SI PARLA PIU’

Una silenziosa rivoluzione epocale, che tuttavia ci fa sentire il suo rumore: lo smartwatch. Sembra passato un secolo da quando i passeggeri di un autobus si lamentavano per il chiasso delle scolaresche, per quei ragazzi che urlavano da una parte allā€™altra della strada, o da quando la mamma richiamava i figli dal cortile per la cena. Adesso ĆØ tutto un bip, un click, una vibrazione. Lā€™era della comunicazione totale ĆØ iniziata. Peccato non parli piĆ¹ nessuno.

La necessitĆ  di comunicare a distanza si Ƭ sempre avvertita:Ā segnali di fumo, suoni di trombe, fino ad arrivare al telegrafo, la prima macchina che alla fine del XVIII secolo ha permesso di scambiarsi dei messaggi piĆ¹ articolati. Cā€™ĆØ stato poi il grande passo in avanti con il telefono, che dal 1849 si ĆØ diffuso in ogni parte del mondo entrando lentamente in tutte le case. Se quindi prima la poca disponibilitĆ  dei mezzi consentiva di trasmettere solo i messaggi che avevano unā€™assoluta necessitĆ , a mano a mano si potevano comunicare anche informazioni piĆ¹ futili, quotidiane, o sentirsi ā€œper il piacere di farloā€. Nel secolo scorso abbiamo assistito alla perdita del filo del telefono: la nascita del cellulare. Un dispositivo personale, che ha fatto nascere un nuovo universo legato alla comunicazione: messaggi con un numero di lettere limitato, quindi abbreviazioni, faccine con i caratteri della scrittura. Ma inesorabilmente veloce il ā€œtelefoninoā€ si ĆØ evoluto, diventando intelligente, tanto che oggi nessuno vive piĆ¹ senza il suo smartphone.

LibertĆ  di comunicazione assoluta, quota mensile fissa per messaggi, chiamate, internet, insomma, tutto il mondo a portata di dito. Adesso sembra possibile sapere tutto cosa in qualsiasi momento, sentire chiunque conoscendo solo il nome, raggiungere ogni posto con il gps. E la domotica ci consente di fare la lavatrice, il caffĆØ, attivare lā€™allarme di casa o accendere i riscaldamenti con un semplice comando al proprio telefono, ovunque ci si trovi. Il telefono intelligente ha abbattuto le distanze, ha permesso una dilatazione del tempo, perchĆ© la tecnologia indubbiamente ce ne fa risparmiare molto. Per fare cosa perĆ²? Per acculturarci? Per le relazioni interpersonali? No, solo per andare su un altro device.

Per questo si ĆØ andati ancora avanti, e negli ultimi mesi stiamo assistendo alla nuova frontiera del telefonino: lo smartwatch. Ieri ĆØ stato il giorno di lancio dellā€™Apple Watch, indicato da mesi come leva in grado di spingere il settore al decollo definitivo. Secondo lā€™istituto di ricerca Stategy Analytics, il dispositivo di Cupertino abbellirĆ  15 milioni di polsi in tutto il mondo entro lā€™anno in corso. Ma ogni casa produttrice ha giĆ  il suo modello che si contende una fetta nel mercato, Android, Huawei, Microsoft, Pebble. Lā€™utilitĆ  ĆØ piĆ¹ o meno quella di unā€™estensione del telefono ā€œtuttofareā€, forse ĆØ questo il dato che fino ad oggi ha frenato un poā€™ le vendite. Sulla reale utilitĆ  si dibatte molto: aiuta nella propria vita quotidiana, o rende schiavi per lā€™ennesima volta di un oggetto tecnologico e dei suoi ritmi? Essere continuamente rintracciabili ci semplifica le cose o ci toglie ogni spazio di libertĆ  individuale? PuĆ² davvero essere utile o ĆØ semplicemente un rincorrere la nuova moda per un modello migliore?

Sicuramente fino a oggi la tecnologia in una cosa non ĆØ riuscita ad essere utile: creare dei veri legami umani, dando uno schiaffo al bisogno di contatto, di calore e di affetto che ognuno di noi prova dentro di sĆ©. Ma io credo che si debba riflettere anche sui contenuti delle proprie comunicazioni, perchĆ© se va detto tutto e subito, ma soprattutto in un flusso continuo di informazioni, non ĆØ piĆ¹ possibile riuscire a dare una prioritĆ  ad alcune cose, a sentirsi liberi di dedicare del tempo esclusivo ad una persona, perchĆ© nella testa cā€™ĆØ sempre un altro pensiero, una mail di lavoro, un messaggio degli amici. E adesso si mette anche al polso, continuamente a contatto con noi e sotto i nostri occhi. Cā€™ĆØ da credere fino alla prossima trovata alla moda, che potrebbe costringerci a considerare necessario qualcosa di cui fino a oggi non abbiamo mai sentito lā€™esigenza.

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