Ogni ultima Domenica di maggio si celebra in Italia la Giornata nazionale del sollievo per la promozione delle cure palliative e, in particolare, della terapia del dolore, promossa dal Ministero della Salute e Politiche sociali, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dalla Fondazione nazionale Gigi Ghirotti.
Lo scopo della manifestazione è informare e sensibilizzare gli operatori sanitari e i cittadini sull’importanza di promuovere la “cultura del sollievo” ed estendere la consapevolezza che il sollievo non è solo desiderabile ma anche possibile. In questa giornata, infatti, si afferma la centralità della persona malata e il suo diritto ad essere informata su quanto si può fare per controllare il dolore e la sofferenza attraverso le terapie più avanzate, ma anche l’importanza di considerare il malato nella sua interezza, ponendo attenzione a tutti bisogni, psichici, fisici, sociali e spirituali, in modo di creare la migliore qualità di vita per lui e per la sua famiglia.
Nel progetto generale per combattere la sofferenza fisica rientrano non soltanto le cure di fine vita e il dolore cronico maligno, ma anche il dolore acuto post-operatorio, il parto-analgesia e il dolore cronico benigno. E’ stato dimostrato in uno studio del 2013 che sei cittadini su dieci con età media di 58 anni soffrono di dolore fisico cronico (originato in più del 6% dei casi da tumore e nel restante 94% da artrosi, mal di schiena, cefalee, diabete e altre patologie), ma meno del 50% di esse segue un trattamento specifico e che solo il 5% si rivolge ad uno specialista.
In questo contesto, l’attenzione per la qualità della vita diviene parte integrante e strutturale dei percorsi assistenziali, sia nei casi in cui il paziente è costretto a convivere a lungo con una patologia cronica, sia quando restano pochi mesi di vita. “Il dolore non è un aspetto ineludibile del ricovero ospedaliero e dell’iter diagnostico-terapeutico – aveva commentato il direttore generale della Usl Umbria 1 Giuseppe Legato in una edizione degli anni precedenti – In Italia la legge n.38 del 2010 ha sancito per tutti il diritto a non soffrire. Si tratta di una legge innovativa che, per la prima volta, regolamenta e garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza. Un segno di civiltà, nel rispetto della dignità e dell’autonomia della persona umana e per la tutela della qualità delle cure e della vita fino al suo termine”.