Si chiama “Netzanet”, il progetto ideato dell’associazione Solidaria nell’ambito di un percorso di riappropriazione di spazi abitativi in Puglia. Nell’ex liceo Socrate di Bari, dove vivono famiglie di immigrati e giovani disoccupati, è nata infatti l’idea della produzione solidale di salsa di pomodoro biologica ma soprattutto a filiera etica. Le bottiglie sono tutte materiale da riciclo: barattoli, bottiglie di birra, vasetti, lavati e sterilizzati. La distribuzione è dal basso e il lavoro a sfruttamento zero, come dice l’etichetta “Sfrutta-zero”, nata in forma di protesta contro il caporalato e ogni forma di abuso sui lavoratori.
“Il pomodoro in Puglia ha da sempre una forte valenza simbolica – sottolinea Piergiuseppe Lasalandra, dell’associazione Solidaria – la nostra regione è infatti tristemente nota per lo sfruttamento di migranti nella raccolta di questa materia prima, che è anche una nostra ricchezza. Abbiamo quindi deciso di avviare la produzione di conserve che da una parte rispettassero i lavoratori, dall’altra unissero due categorie che spesso si tende a mettere l’una contro l’altra: gli immigrati e i giovani disoccupati”. Per la raccolta dei pomodori l’associazione ha scelto di affidarsi a due contadini che assicurano il rispetto dei diritti dei lavoratori: Giuseppe, giovane laureato in lettere e Abdul che dopo anni di sfruttamento è riuscito a ribellarsi al caporalato e oggi ha un terreno suo da coltivare in Basilicata. La produzione della salsa di pomodoro, invece, è fatta insieme dai rifugiati che occupano i locali dell’ex liceo barese e da giovani, studenti e disoccupati. L’associazione Solidaria sposa inoltre la filosofia della rete Genuino clandestino, le salse a sfruttamento zero saranno vendute solo in mercatini, fiere o attraverso i Gas (gruppi d’acquisto solidale).