La settimana dal 2 al 8 marzo 2013 è la XI Settimana Europea della Consapevolezza dell’Endometriosi, istituita dalla EEA (European Endometriosis Alliance) nel 2005 come Awareness Week, e si ripete ogni anno in concomitanza della festa della donna per accendere i riflettori sulla malattia.”La Settimana vuole soprattutto sensibilizzare su questa malattia perchè ancora non c’è un registro nazionale di donne ammalate ma soprattutto perchè è poco conosciuta a livello clinico e la medicina non offre ancora un protocollo di diagnosi, cura e prevenzione soddisfacenti il malato” ha detto ad InTerris.it Cristina De Angelis, una pedagogista affetta da endometriosi.
Il colore che rappresenta questa settimana è il giallo. “Quindi si invita a tappezzare di giallo i social network – aggiunge la De Angelis – e portare una spilletta con un nastrino giallo proprio per rappresentare la lotta contro questa malattia e l’unità che ci spinge ogni giorno a credere in una vita migliore”. “E’ una patologia che coinvolge globalmente la salute della donna con effetti psico-fisici spesso debilitanti. Ci si sente abbandonate ad un percorso lungo e difficile dove alcune volte la solitudine prende il sopravvento. Questa malattia colpisce nel mondo circa il 3-10% delle donne in età riproduttiva. Una prima diagnosi frequentemente avviene tra i 20 ed i 35 anni cioè dopo almeno 5 anni dai primi sintomi. E’ caratterizzata da isole di endometrio, ossia la mucosa che riveste internamente la cavità uterina, che si trovano al di fuori della cavità o in sedi anomale. La sintomatologia della malattia compromette molto la vita della donna durante il ciclo mestruale, ma anche durante tutto il resto del mese, con forti dolori sia dal punto di vista fisico che psicologico. La malattia colpisce l’apparato genitale e, se non curata in tempo, può anche invalidare in maniera permanente la capacità riproduttiva”.
“Il Dott. John Sampson – ha aggiunto la pedagogista – nel 1920 ha ipotizzato come causa di questa malattia la mestruazione retrogada: durante il flusso mestruale alcune cellule endometriali seguirebbero un percorso inverso, risalendo lungo le tube attecchirebbero altri organi. La ricerca successiva ha portato ad un’altra ipotesi, quella genetica, ereditata o prodotta dal risultato di errori genetici. Una scoperta importante per lo studio della malattia è stata fatta nel 2010 dal Prof. Pietro Giulio Signorile e dalla sua equipe del Centro Italiano endometriosi (www.endometriosi.it) dove è stato riscontrato che una delle cause dell’endometriosi è il Bisefonolo A (interferente endocrino), una delle componenti della plastica. La ricerca però non ha ancora dato risposte alle molteplice difficoltà che la malattia presenta, solo alcuni dottori illuminati cercano di studiarla in tutte le sue sfaccettature, ma non è facile e spesso la donna risulta essere abbandonata in un limbo”.
Oltre ad essere una patologia dell’universo femminile, l’endometriosi è una malattia che colpisce l’aspetto esistenziale della vita delle donne, “il dolore e la mancanza di una diagnosi precoce mi hanno reso meno sicura nella vita, nella mia femminilità e negli obiettivi da raggiungere, come un matrimonio felice, i figli ecc. I dolori, la difficoltà di diagnosi precoce e l’inadeguatezza delle cure hanno costituito un problema per poter svolgere serenamente le normali attività come il lavoro, la quotidianità e gli affetti” ha detto ancora la De Angelis. “Le situazioni di crollo fisico ed emotivo possono essere frequenti in quanto i dolori, spesso forti e continui, lasciano senza possibilità di risposta se non quella di usare potenti antidolorifici”. ” Io – ha aggiunto la De Angelis – ho dovuto sottopormi a numerose visite, esami diagnostici, interventi chirurgici anche abbastanza invasivi; questo mi ha portato ad avere anche meno fiducia nel percorso terapeutico e ad aver bisogno di un supporto psicologico”.
“L’endometriosi viene chiamata anche la malattia ‘allontana mariti’ perché fa intorno alla donna terra bruciata, sia nella sfera sociale che affettiva, a causa della riduzione dell’autonomia personale” ha sottolineato infine l’insegnante ribadendo che “è importantissimo far capire meglio alle persone che cos’è l’endometriosi e gli stati d’animo che può comportare, affinché si possa creare una rete di supporto per l’emotività fragile della donna stessa, e per aiutare a vivere questa malattia senza vergogna”. La ricerca e l’informazione sono la forza per far emergere questa malattia: “vorrei che l’endometriosi venisse maggiormente presa in considerazione e studiata, sono stanca di sentirmi malata senza via di uscita, vorrei non avere più paura, di perdere il posto di lavoro per le troppe assenze o di non poter mai realizzare i desideri maturati con mio marito”.