Due autrici anglosassoni, Victoria Clark e Melissa Scott, sono le autrici di un libro a quattro mani sulle abitudini alimentari (talvolta decisamente eccentriche), di dittatori e tiranni del XX secolo. “Dictators’ Dinners: A Bad Taste Guide to Entertaining Tyrants” (Gilgamesh Publishing, 190 pagine), è il titolo dell’opera che indaga abitudini e usanze culinarie di personaggi storici quali Hitler, Stalin, Mussolini, Pol Pot, Tito, il dittatore portoghese Antonio Salazar, Ferdinand e Imelda Marcos, Jean Bedel Bokassa (dittatore della Repubblica Centrafricana) Idi Amin (Uganda), Francisco Nguema (Guinea Equatoriale) e Muammar Gheddafi.
L’Indipendent, nel proporre alcuni stralci del libro, descrive Kim Jong Il – leader supremo della Corea del Nord dal 1994 al 2011 – patito di zuppa di pinne di squalo e lardo e zuppa di carne di cane. Il capo della Germania nazista Adolf Hitler era notoriamente un vegetariano, ma non per motivi ideologici, quanto per mitigare i suoi cronici problemi di costipazione e flatulenza. Stalin, amante della cucina tradizionale georgiana, aveva uno chef personale – Spiridon Putin, nonno dell’attuale presidente russo Vladimir – che preparava elaborati pasti serviti in pranzi della durata di sei ore.
E ancora: carne stufata di serpente per il leader dei Khmer Rossi, Pol Pot; fette di grasso di maiale tiepido per il dittatore jugoslavo Tito; 40 arance al giorno per il dittatore ugandese Idi Amin, convinto che l’agrume fungesse da ‘viagra naturale’; lasagne vegetariane condite con un uovo sbattuto nella panna acida per il tiranno rumeno Nicolae Ceaușescu, noto anche per la mania di lanciare in terra il piatto durante le cene ufficiali; Carne umana per il terribile dittatore della Repubblica Centrafricana Bokassa: il suo ex cuoco ha lasciato una ricetta per cucinare un corpo umano ripieno di riso e rosolato al gin.
Infine, Mussolini. Il duce riteneva il cibo francese ‘insignificante’ e il suo piatto preferito era una semplice insalata condita con aglio, olio e succo di limone. Il dittatore italiano, raccontano le autrici, amava pranzare in famiglia in compagnia della moglie Rachele e dei cinque figli, come da tradizione. Anche il Dice, come tutti i suoi colleghi, aveva l’ossessione della pulizia e della purezza delle vivande che gli venivano presentate nel patto.
Il libro non ha lo scopo di “mitigare i loro crimini umanizzandoli – spiegano le autrici – ma per farli scendere dal piedistallo mostrando le loro debolezze corporee”. Victoria Clark è una ex corrispondente da Mosca per l’Observer con una lunga esperienza nei Balcani; ha già pubblicato diversi testi sulla Chiesa ortodossa bizantina e sulla storia del Medio Oriente cristiano. Melissa Scott ha iniziato una carriera nelle trasmissioni con il canale televisivo satellitare Mbc prima di lavorare su progetti free-lance nel campo dell’editoria.