Se voi foste il giudice…

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Una divertente rubrica della “Settimana enigmistica” si chiama “se voi foste il giudice”: presenta, da anni, problemi giuridici apparentemente semplici e risolvibili, posti ai lettori e fondati su vicende realmente esaminate dalla giurisprudenza, spiegate sinteticamente ed allo stesso tempo esaustivamente nella famosa pagina 46, ultima pagina di quella simpatica rivista.

Proviamo a mutuarne le regole ed a porre un quesito che realmente, da domani, si potrebbe porre. Se voi foste il giudice ed una delle parti processuali che state giudicando comincia, con il nuovo sistema previsto, a farvi una causa assumendo che avete sbagliato a prendere una decisione, vi sentireste ancora sereni nel giudicare o dubitereste della vostra capacità di assumere decisioni imparziali? Riterreste opportuno astenervi dal proseguire il vostro compito di giudicare o ignorereste completamente ciò che sta accadendo a voi a ragione dei comportamenti delle persone sottoposte al vostro giudizio?

Proviamo a modificare le regole della rubrica ed immaginiamo di affrontare quella che chiameremo “se voi foste una parte di un processo civile”. Il giudice che dovrà valutare le vostre ragioni ed i vostri torti è stato citato, mediante chiamata in causa dello Stato, in giudizio dalla vostra controparte processuale, cioè dalla persona che vi ha fatto o nei confronti della quale state facendo causa. Vorreste che quel giudice rimanesse sino alla fine per giudicare i vostri comportamenti o preferireste che tutto fosse valutato, reiniziando l’esame di tutti i fatti, da diverso magistrato? E questo vi spingerebbe o meno a trovare una conciliazione che magari non avreste mai voluto?

Il gioco può continuare con “se voi foste la parte civile in un processo penale” in cui l’imputato che, magari, si è visto sottoporre ad una restrizione della libertà personale in corso di causa per la sua pericolosità, fa causa, citando lo Stato, al pubblico ministero ed all’intero collegio giudicante. Quali sarebbe il vostro comportamento?E’ evidente che la soluzione non la troverete a pagina 46.

Ma il problema lo potrete trovare domani nella vostra udienza, in una udienza che oggi non ipotizzate neanche che potrà esistere, perché nessuno ipotizza mai un processo in cui è parte.La risposta più facile sarebbe quella che la nuova legge sulla responsabilità civile vieta di far causa al magistrato per richiedere danni conseguenti al comportamento ed alle scelte processuali prima che il giudizio instaurato davanti a questi sia concluso. Ma questo divieto, che si riassume nel termine tecnico declaratoria di inammissibilità della domanda, deve esser dichiarato da altro giudice dopo l’inizio del procedimento per responsabilità civile instaurato dalla parte che si lamenta per il comportamento del primo giudice, quello che originariamente fu designato come colui che doveva valutare torti e ragioni di due parti private.

In precedenza un filtro che valutava la inammissibilità di richieste totalmente infondate nel merito o, come nei nostri esempi, nella forma e nei tempi, era previsto. Oggi il Legislatore lo ha tolto. E tutti possono iniziare una causa per comportamenti tenuti dal giudice, far intervenire lo Stato in giudizio, far conoscere al giudice che in futuro ed attraverso un meccanismo di legge, si aggredirà il suo patrimonio personale, tentare di comprimerne la serenità di giudizio, spingerlo ad allontanarsi dal processo con quei meccanismi che, sempre tecnicamente, sono chiamati astensione e ricusazione.

Ma “se voi foste un cittadino onesto” di tutto questo che ne pensereste?

Paolo Auriemma

Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Roma

Ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura

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