La scuola è troppo importante per le persone, per le famiglie, per la nazione. Dall’istruzione dipendono le sorti della comunità: la propria evoluzione civile e democratica, la crescita economica, la dignità e la personalità delle giovani generazioni.
Nella nuova divisione internazionale del Lavoro, per i Paesi storici industriali, è decisiva la qualità delle produzioni che dipendono dal portato culturale e professionale dei lavoratori impegnati nelle produzioni e nei servizi di sostegno ad esse. Allora perché tante proteste e polemiche pretestuose? Perché tanti proclami vuoti ed irresponsabili?
Si potrà discutere serenamente su come migliorare il rapporto tra scuola ed industria, terziario, agricoltura e beni culturali e monumentali? Non sono questi, i capisaldi della nostra sicurezza lavorativa ed economica?
Si potrà discutere serenamente su come si preparano i nostri insegnanti per raggiungere l’eccellenza, per il primario obiettivo di elevare la qualità della istruzione?
Si potrà affrontare il tema dei costi della istruzione, mettendola al primo posto delle nostre esigenze? Infatti bisogna dare gambe alla scuola elevando la qualità dei luoghi deputati alla istruzione le relative attrezzature didattiche dell’era digitale.
Credo che in questi quesiti ognuno dovrà rispondere a partire dal Governo. Ma si spera che ci sia anche collaborazione tra tutt i governi; finora sono state annunciate grandi riforme, senza porsi il problema di come coinvolgere davvero famiglie, imprese ed insegnanti ed hanno costantemente fallito. Cosi come favoriscono il fallimento, coloro che per partito preso, alla proposta intelligente rivolta al bene comune, preferiscono la via della protesta per la protesta.