E’ tornato in aula Francesco Schettino. Il comandante della Costa Concordia ha risposto alle domande della pubblica accusa, necessarie per ricostruire gli eventi della notte del 13 gennaio 2012 quando, dopo aver dato l’ordine di fare il famoso “inchino” all’Isola del Giglio, la nave andò a sbattere contro gli scogli e naufragò, causando così la morte di 32 persone, molti feriti e danni ambientali incalcolabili. “Trattandosi di un’accostata non ho avvertito nessuno” ha confessato Schettino “Nelle varie probabilità la navigazione sotto costa si è sempre effettuata, il comandante della nave ha la facoltà di tracciare la rotta ma non ha nessun obbligo di informare l’armatore. In questo caso – ha proseguito – non essendo pianificata la navigazione turistica non ho avvisato nessuno”. La manovra è stata effettuata semplicemente per motivi di natura commerciale e non, secondo l’ex comandante, per “fare un favore alla Cermontan”, la ballerina moldava che si trovava nella cabina di comando insieme a lui. La presenza della donna, tra l’altro, non avrebbe violato alcuna procedura. Nelle navigazioni turistiche, anzi, sarebbe una prassi consolidata, “al massimo è ammessa una dozzina di passeggeri per volta ma me ne portavano anche 20-30 alla volta” e “mai nelle navigazioni sotto costa”. La genesi dell’incidente è stata definita da Schettino “una stupidata”.
La procura di Grosseto avrebbe depositato nuovi atti processuali. Sarebbero cinque i nuovi documenti che la procura ha depositato: il video di una schermata radar relativo all’impatto della nave con gli scogli, una lettura scientifica sulla stabilità della nave, una copia del fascicolo personale di Rusli Bin – il timoniere indonesiano che era in plancia – e due interviste televisive che lo stesso Schettino rilasciò, una il giorno dopo al naufragio, l’altra registrata il 27 febbraio 2014, il giorno in cui ci fu il sopralluogo all’Isola del Giglio, nella quale il comandante dichiarava che lo scoglio contro cui urtò la Concordia non era segnalato nelle mappe.