Un po’ il tutto il mondo gli scarafaggi sono visti come esseri ripugnanti. Difficile pensare a loro come a animaletti da guardare con benevolenza. Eppure potremmo preso cambiare idea, e considerarli alla stregua dei pompieri eroi dell’11 settembre. Un team di ricercatori della Texas A&M University di College Station (Stati Uniti), infatti, ha messo a punto una singolare tecnologia per trasformare le comuni blatte in robot controllabili da remoto. Gli animaletti, una volta equipaggiati con tutto l’occorrente, potrebbero essere impiegati in missioni esplorative e di soccorso là dove gli esseri umani, i cani o i robot convenzionali non sono in grado di arrivare.
Una cosa infatti è guidare un mini robot su terreni impervi, accidentati, devastati da una calamità; altra è lasciare che la natura faccia il suo corso, che il movimento sia naturale, e che l’uomo faccia solo da “navigatore” indicando la strada, ma facendo scegliere all’animale il modo migliore per arrivarci.
Hong Liang e i suoi colleghi hanno impiantato degli elettrodi nel sistema nervoso di due specie di scarafaggi americani, Periplaneta americana e Blaberus discoidalis. Impartendo gli opportuni impulsi elettrici, i ricercatori sono riusciti a guidare gli animali facendoli girare a destra o sinistra come giocattoli telecomandati. Gli scienziati hanno quindi applicato sul dorso degli scarafaggi un minuscolo “zaino” contenente un ricevitore wireless, un controller e una batteria, trasformandoli così in piccoli cyborg pronti a rispondere ai comandi impartiti loro da remoto.
Al momento la flotta di insetti robot ha ancora qualche problema di disciplina: rispondono correttamente solo al 60% degli ordini che vengono impartiti, ma il team di Liang è ottimista. Il prossimo passo sarà quello di sostituire gli elettrodi con un sistema di minuscoli vibratori da incollare vicino alle antenne. Questi dispositivi, simulando le vibrazioni di un nemico in arrivo, dovrebbero costringere l’insetto a muoversi senza indugio.
Da molte parti sono piovute pesanti critiche all’esperimento di Liang, giudicato crudele e inutile. In realtà, si difende lo scienziato, gli animali non vengono sottoposti a superlavoro e viene loro garantita la possibilità di riposare. Questi scarafaggi, spiega Liang, sono tra le poche specie di animali in grado di sopravvivere per lunghi periodi in ambienti radioattivi, e questo li rende particolarmente adatti all’esplorazione e alla ricerca in zone contaminate altrimenti inaccessibili.
C’è da sperare di non averne mai bisogno, ma a chi mai dovesse capitare l’esperienza di trovarsi sepolto sotto un cumulo di macerie, l’eventuale incontro ravvicinato con i soccorritori grazie all’impiego della blatta salvavita sarebbe decisamente accettabile. O no?!