E’ ripartita a Roma, per il quinto anno, la Campagna Every One di Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e a promuovere i loro diritti in tutto il mondo, per fermare la mortalità infantile. Oggi stesso Save the Children ha divulgato nel rapporto “nati per morire. Indice di rischio mortalità mamma-bambino” i dati su questo terribile fenomeno. Oltre 7 milioni le gravidanze adolescenziali nel mondo. 2,5 milioni i bambini esposti al rischio di contagio del virus ebola in Sierra Leone, Guinea e Liberia, terre in cui già ogni giorno muoiono circa 100 bambini per malaria, diarrea e polmonite.
Le scarse condizioni di igiene, la malnutrizione, la mancanza di medicinali fanno sì che il fisico dei piccoli sia debole e quindi più vulnerabile ad infezioni. Ma a rischiare la vita non sono solo i piccoli, ma anche le madri. Basti pensare che circa 70mila perdono la vita durante il parto.
Le cause della morte molto spesso sono la malnutrizione – che influisce anche sullo sviluppo del feto – e la mancanza di cure pre-parto. In Etiopia il numero di donne da alla luce i figlia da sola e senza possibilità di accedere a cure mediche è molto elevato; in Ciad solo il 23% delle ragazze in dolce attesa si avvale di cure prenatali. Gli altri dati nel rapporto dell’associazione riguardano la mortalità infantile. Il maggior numero di decessi avviene in Somalia, dove 180 bambini muoiono ogni 1000 nati. All’ultimo posto della classifica si piazza la Danimarca dove la mortalità infantile arriva appena a 3,7. L’Italia invece si piazza al 19°posto di questo triste ranking.