Save the Children: scende la mortalità infantile nei Paesi più poveri

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Dall’inizio del secolo gli sforzi per porre fine alla mortalità infantile dovuta a cause prevenibili, hanno fatto sì che milioni di vite venissero salvate. Un progresso si ma che maschera delle grandi disuguaglianze di fondo che si sono create in questi anni: i gruppi di bambini più svantaggiati socialmente, economicamente e per etnia, sono stati lasciati indietro rispetto ai loro coetanei benestanti in più di tre quarti dei paesi in via di sviluppo.

Fra questi bambini e in queste aree del mondo si registra un crescente tasso della mortalità infantile e differenze sostanziali nelle condizioni di vita e salute rispetto ai coetanei con un migliore status socio-economico. E’quanto emerge dal nuovo rapporto Lottery of Birth di Save the Children – l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti – che si basa sull’analisi di dati disaggregati relativi a 87 paesi a basso e medio reddito, relativamente a 4 gruppi di popolazione differenti: minori che vivono in aree rurali o cittadine, in sub regioni, appartenenti a minoranze etniche o a gruppi svantaggiati sotto il profilo socio-economico.

In particolare nella maggior parte dei paesi analizzati nel rapporto, almeno uno dei 4 gruppi svantaggiati ha visto ridurre molto piu’ lentamente la mortalità infantile rispetto alla fascia di popolazione più benestante, mentre nel 16% delle nazioni prese in esame le disparità nei tassi di sopravvivenza infantile sono aumentati in tutti e 4 i gruppi. Una disuguaglianza evidente in Niger: un bambino nato nella regione con il tasso di mortalità più alto nel 2012, aveva una probabilità quasi 5 volte maggiore di morire prima del suo quinto compleanno rispetto ai bambini della regione con il tasso più basso.

Hortensia Honorati: