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Save the Children: a 5 anni dal sisma di Haiti ancora troppi bambini disagiati

Il 12 gennaio del 2010, un catastrofico terremoto di magnitudo 7 Mw metteva in ginocchio Haiti, ridente isola caraibica. Il numero di vittime stimato fu di oltre 22 mila persone. Secondo la Croce Rossa Internazionale e l’Onu, il terremoto avrebbe coinvolto più di 3 milioni di soggetti. Migliaia di minori sono rimasti orfani o sono caduti in povertà a causa degli ingenti danni materiali provocati dal sisma.

Secondo Save the Children – Ong nata nel 1919 che presta aiuti immediati e soccorso alle famiglie e ai bambini colpiti da disastri e catastrofi naturali, da conflitti e guerre – a 5 anni dal sisma, nella isola molti bambini sono ancora in condizioni di disagio con i segni dello stress emotivo subito. Oltre 85 mila persone, di cui più della metà minori, vivono in sistemazioni provvisorie. I bambini che hanno perso uno o entrambi i genitori, che non hanno un familiare di riferimento o ancora vivono nei campi sfollati, sono particolarmente a rischio di sfruttamento o violenza sessuale. Secondo l’organizzazione circa 225 mila minori fra i 5 e i 17 anni si ritrovano, per motivi economici e di sussistenza, esposti al rischio di essere sfruttati nel lavoro domestico con pochissime o nessuna possibilità di sottrarsi a tali penose e vergognose condizioni di vita.

Alcuni progressi, tuttavia, sono stati compiuti, assicura Save the Children in un comunicato. Grazie anche al lavoro svolto dagli operatori della Ong sul campo – che ha finora portato aiuto a 1 milione fra bambini e adulti – è infatti aumentata la percentuale di minori iscritti alla scuola primaria, pari oggi al 70% contro il 50% pre-terremoto, e alcuni edifici scolastici sono stati ricostruiti meglio e più solidi dei preesistenti con criteri innovativi e anti-sismici.

Tra le varie attività, il personale dell’Ong ha distribuito cibo a quasi 300 mila persone nei campi e insediamenti provvisori; ha allestito 50 aree “a misura di bambino” fornendo loro attività ricreative e di protezione; in collaborazione con il ministero della Salute e i partner locali ha allestito 80 cliniche; ha condotto esercitazioni e sessioni formative nelle scuole per insegnanti e bambini, affinché sappiano come comportarsi e mettersi in sicurezza in caso di emergenza; ha promosso progetti di “cash for work”: denaro in cambio di lavoro, per dare opportunità di sostentamento alle famiglie più in difficoltà.

Save the Children sta inoltre lavorando con organizzazioni nazionali di protezione dell’infanzia di Haiti per far crescere la consapevolezza sull’abuso e lo sfruttamento dei bambini e per promuovere i diritti dei minori. Con l’aiuto di partner radicati localmente sta combattendo l’abuso domestico in alcune delle zone più povere dell’area metropolitana di Port-au-Prince.

“Come Save the Children, in tutti i nostri programmi di educazione o protezione, incoraggiamo i bambini a sviluppare sempre le loro proprie capacità. Questo approccio aiuta l’intera famiglia e la comunità a reagire positivamente, e offre maggiori chance per il futuro ai bambini stessi”, ha commentato Kevin Novotny, direttore Save the Children ad Haiti, il quale ha sottolineato la grande volontà dei bambini di Haiti di essere protagonisti del proprio recupero, assumendo un ruolo attivo e non passivo rispetto a ciò che non funziona nelle loro vite.

Milena Castigli

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