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San Valentino: storia, riti e tradizione della festa degli innamorati

Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte che, come vedi, ancor non m’abbandona”. I versi dell’amore tra Paolo e Francesca, declamati da Dante nell’Inferno della Divina Commedia, sono alcuni dei più citati nel giorno di San Valentino, patrono degli innamorati. Sono tantissime le coppie che in questo giorno dimostrano il loro affetto reciproco con viaggi, cenette romantiche e scambi di regali. Ma chi era San Valentino? Come si è sviluppato il suo culto? Ma soprattutto: perché è considerato il patrono degli innamorati?

Cenni storici

La più antica notizia di San Valentino è in un documento ufficiale della Chiesa databile tra il V e il VI secolo dopo Cristo, dove compare il suo anniversario di morte. Nell’VIII secolo, un altro documento narra alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, il successivo martirio di questi e loro sepoltura.

Altri testi del sec. VI, raccontano che Valentino, cittadino e vescovo di Terni dal 197, divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece, venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Dopo aver compiuto il miracolo, convertì il ragazzo al cristianesimo insieme alla famiglia ed ai greci studiosi di lettere latine Proculo, Efebo e Apollonio. Con loro, abbracciò la fede cristiana anche il figlio del Prefetto della città. Imprigionato sotto l’Imperatore Aureliano, venne decapitato a Roma il 14 febbraio del 273. Il suo corpo fu trasportato a Terni e tumulato al LXIII miglio della Via Flaminia.

La basilica di San Valentino

Il vescovo venne sepolto in un’area cimiteriale nei pressi dell’attuale basilica a lui dedicata. Gli storici danno per certo che quel cimitero già esisteva in età pagana. Le conferme arrivano dai reperti recuperati nella zona: i più antichi risalgono al IV secolo. La prima basilica risale alla stessa epoca, dato che la collocazione dell’edificio, fuori delle mura della città e in area cimiteriale, è situata esattamente sopra la tomba del martire. Distrutta dai Goti insieme alla città nel VI secolo, sarebbe stata ricostruita dopo circa un secolo. A conferma di questa ultima costruzione, il rinvenimento di una moneta di Eraclio del 641.

Al periodo della prima costruzione risalirebbe la cripta con l’altare ad arcosolio, ovvero una nicchia coperta da un arco con sopra la tomba del martire. Nel VII secolo la basilica fu affidata ai benedettini. Nel 742 divenne il teatro dello storico incontro storico tra Papa Zaccaria e il re longobardo Liutprando. Fu il monarca a scegliere il luogo dell’incontro. In quell’occasione il re donò al Pontefice alcune città italiane, tra le quali Sutri.

Nella stessa circostanza, Papa Zaccaria ordinò il nuovo vescovo di Terni, alla cui morte (avvenuta nel 760) la città rimase priva del pastore fino al 1218. In questo lungo periodo la basilica fu oggetto di scorrerie di Ungari, Normanni, Saraceni e degli abitanti di Narni, che vantavano pretese su alcuni territori e sulla stessa basilica. Onorio III, nel 1219, vi si recò e consegnò la chiesa al clero locale.

La ricognizione delle reliquie

Nel 1605, il vescovo Giovanni Antonio Onorati, ottenuto il permesso da Paolo V, fece iniziare le ricerche del corpo del santo. Le reliquie di San Valentino vennero presto rinvenute in una cassa di piombo contenuta dentro un’urna di marmo rozza esternamente, ma all’interno intagliata con rilievi. La testa era separata dal busto a conferma della morte avvenuta per decapitazione. I resti vennero trasportati nella cattedrale di Terni, sollevando le polemiche dei cittadini e della Curia Romana: nessuno voleva che il corpo del martire riposasse nella chiesa madre. Le reliquie dovevano essere venerate là dove erano state sepolte. Così si decise di ricostruire una nuova basilica.

San Valentino, patrono degli innamorati

La festa del vescovo e martire Valentino si riallaccia agli antichi festeggiamenti di Greci e Romani che si tenevano intorno alla metà del mese febbraio in onore del dio Pane, Fauno e Luperco. Questi festeggiamenti erano legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità. Divenuti troppo orridi e licenziosi, furono proibiti dall’imperatore Augusto e poi soppressi da Gelasio nel 494. La Chiesa cristianizzò quel rito pagano della fecondità anticipandolo al giorno 14 di febbraio attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli.

Da questa vicenda sorsero alcune leggende. Secondo alcune fonti, il vero motivo per cui fu giustiziato era l’aver celebrato un matrimonio tra Serapia, cristiana, e Sabino, centurione romano di fede pagana. Si dice che la giovane fosse malata di tisi e che il vescovo abbia accettato di battezzare Sabino per concedere ai giovani innamorati la gioia delle nozze. La cerimonia fu molto rapida: proprio mentre Valentino li benediceva, i due sposi morirono e i loro cuori “furono uniti per l’eternità“.

 

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