Dalla Puglia alla Russia. Per la prima volta, dopo quasi mille anni, le reliquie di San Nicola, gelosamente custodite dai frati domenicani nella Basilica Pontifica di Bari, risalente al XII secolo, vengono traslate a Mosca, dove vi resteranno fino al 28 luglio 2017. A lasciare la cripta, un frammento di 13 centimetri di una costola sinistra che, dopo essere stata sottoposta a un trattamento medico-scientifico particolare, è collocata in una teca realizzata in Russia. Il trasferimento avviene con un aereo privato, messo a disposizione dalla Federazione Russa.
Antonio Decaro, sindaco di Bari, afferma: “Se è vero che la storia è fatta di corsi e ricorsi storici e che gli eventi si ripetono secondo un disegno prestabilito, allora oggi siamo davanti ad uno di questi episodi, a cui credo gli uomini abbiano la fortuna di assistere poche volte nella vita, se non una sola. San Nicola si rimette in cammino e, onorando la sua storia e il suo messaggio, unisce ancora una volta i popoli in nome della fede. In questi tempi di migrazioni di popoli alla ricerca di pace, in un momento in cui si riaffacciano nuovi e vecchi egoismi e tentativi di sopraffazione, la Chiesa risponde con un messaggio di pace e dialogo. Questo è il segno più tangibile dello spirito ecumenico che si respira nella cripta della Basilica e si respirerà anche a Mosca”.
Ma chi era San Nicola? E perché il suo culto è così forte in Russia, quanto in Puglia? Per conoscere meglio la figura del Santo Vescovo di Myra, In Terris ha rivolto queste domande a don Alfredo Gabrielli, vicedirettore dell’Ufficio Ecumenico della Diocesi di Bari-Bitonto.
Chi era veramente San Nicola?
Se dovessimo comprendere la figura di San Nicola tenendo in considerazione tutte le testimonianze agiografiche, culturali, artistiche e popolari che narrano di questo vescovo ci troveremmo in grande difficoltà perché faremmo fatica a credere che si parli della stessa persona. Tale fatica è stata così tanto avvertita che, nel corso della storia, qualcuno ha ipotizzato persino la sua non esistenza! San Nicola era diventato una figura mitica, leggendaria, un supereroe dai lineamenti di vescovo cristiano. Ma la ricerca scientifica ha compiuto il suo cammino e oggi possiamo affermare, con serenità, che Nicola nacque a Patara, nella Licia (penisola dell’attuale Turchia, di fronte all’isola di Rodi), intorno al 255 d.C. da una famiglia benestante. Fu nominato vescovo di Myra nel 300 e subì la carcerazione durante la persecuzione romana di Diocleziano. Si distinse per la sua carità sin da fanciullo, ma tale virtù si trasformò in sollecitudine pastorale specialmente durante la carestia che si abbatté nella zona dal 311 al 313. Partecipò al concilio di Nicea, da cui gli deriva l’appellativo ortodosso di “difensore della fede” contro l’eresia ariana. Nicola morì il 6 dicembre, come ci tramandano antichi calendari liturgici; sull’anno c’è più imprecisione, ma con probabilità fu intorno al 333.
Si tende a collegare la figura del Vescovo di Mira a Babbo Natale. A cosa si deve questo?
Fa parte dei tanti sviluppi mitico leggendari della figura storica di questo Santo. Abbiamo già fatto cenno alla sua proverbiale generosità e carità. Ebbene, nella sua giovinezza a Patara, Nicola venne a sapere che presso la sua abitazione vi era un uomo con tre fanciulle bellissime, ma incapaci di maritarsi a causa della mancanza di dote. Avvertito da Dio di questa situazione e del fatto che, in cuor suo, quell’uomo stava meditando di dare le sue figlie alla prostituzione, decise di notte di gettare un sacchetto pieno d’oro nella casa di quel signore. Vedendo che effettivamente quel padre utilizzò quel denaro per sposare una figlia, decise di ripetere quel gesto di generosità per altre due volte. Ecco da dove derivi l’iconografia più famosa di San Nicola con le tre sfere d’oro in mano. Per molti secoli il giorno della festa del vescovo di Myra, il 6 dicembre, fu associato al gesto di portare dei regali ai bambini. Dopo la Riforma protestante, che abolì il culto dei santi, tale usanza fu trasferita al giorno di Natale. Non potendo Gesù bambino, tuttavia, minacciare i bambini monelli, si recuperò la figura di quest’uomo, che assunse fattezze più corpulente e il nome di Santa Claus (da “Nicolaus”). Furono le illustrazioni di Thomas Nast, un vignettista americano, che a fine XIX secolo standardizzarono la raffigurazione di Babbo Natale.
In 930 anni di storia, le reliquie del Santo non hanno mai lasciato la Puglia. E’ un evento storico…
Più unico che raro. Le reliquie hanno raggiunto la città di Bari il 9 maggio del 1087 e da allora sono sempre state custodite dalla Basilica di San Nicola. La loro preziosità è dovuta anche al fatto che ciò che è rimasto delle spoglie mortali del Santo (circa il 60 per cento del corpo) non è mai stato suddiviso per creare altre devozioni in luoghi diversi. Sebbene ci siano affermazioni di reliquie di San Nicola in altre chiese del mondo, in realtà, ciò che è storicamente accertato, è che la tomba custodita a Bari non è stata mai manomessa per ottenere le reliquie. Questo avvalora ulteriormente il gesto ecumenico che si sta compiendo per espressa volontà del Pontefice, il quale ha accolto il desiderio del patriarca di Mosca, Kirill, durante lo storico incontro a Cuba avvenuto il 12 febbraio del 2016.
La città di Bari ha invitato Papa Francesco e si è resa disponibile ad ospitare un incontro del Pontefice con il Patriarca Kirill. Secondo lei, questo evento potrebbe essere imminente?
Il fatto che la città di Bari, attraverso le parole del suo sindaco, si sia mostrata disponibile per accogliere un tale incontro, evidenzia come la figura di San Nicola abbia “educato ecumenicamente” la comunità civile, cosa affatto scontata. Il sindaco Decaro e il Presidente della Regione Emiliano faranno parte della delegazione ufficiale che si sta recando a Mosca e sono certo che, ancora una volta, esprimeranno questo desiderio della cittadinanza barese al patriarca. Tuttavia, il cammino ecumenico ha i suoi tempi e non ha affatto un moto costante. Ci possono essere forti accelerazioni e brusche frenate. Molto dipende anche dal clima che si respira all’interno delle diverse Chiese. Sono certo che nel loro cuore, il Patriarca di Mosca e il Papa si vorrebbero incontrare molto più spesso, ma, nella realtà, loro non rappresentano se stessi, bensì due Chiese ed i cammini ecclesiali sono molto più lenti. Sicuramente il gesto ecumenico che stiamo vivendo ha una grande importanza per i rapporti tra cattolici e ortodossi e sicuramente Bari è in pole position come località per un eventuale altro incontro in Italia tra i due leader religiosi. Ma dire quando questo potrà avvenire è difficile.
San Nicola potrebbe essere il “ponte” tra cattolici e ortodossi?
Il dialogo ecumenico si svolge su diversi binari e ciascun binario ha bisogno del suo “ponte”. La realtà che ruota attorno alla devozione per San Nicola è già un ponte saldo verso l’Oriente. Le persone che in ginocchio pregano dinanzi alle reliquie del Santo non vivono la discriminazione confessionale: si prega tutti insieme, uniti, come un solo popolo. Ogni anno, alle celebrazioni solenni per le feste del Santo partecipano sempre i pastori delle comunità ortodosse presenti in Bari. Allo stesso tempo, questa festa della traslazione della reliquia inizia proprio con una Divina Liturgia ortodossa alla presenza del vescovo di Bari-Bitonto. Nel corso delle giornate tutti, cattolici e ortodossi, vanno nella cripta della Basilica a pregare. Dal 1966 esiste una cappella ortodossa accanto alla tomba del vescovo di Myra, primo luogo di culto ortodosso al mondo situato in una chiesa cattolica. Oggi i nostri fratelli ortodossi celebrano sull’altare posto sopra la tomba di San Nicola, lo stesso su cui celebriamo noi cattolici. Quell’altare è, dunque, sicuramente un ponte già costruito per la comunione delle nostre Chiese.
A cosa si deve la devozione della chiesa russa nei confronti di San Nicola?
La Russia è certamente la terra che ha la venerazione maggiore per San Nicola. Egli non è considerato un Santo come tutti gli altri, ma un grande amico di Dio, la cui devozione è seconda solo a quella della Beata Vergine Maria. Tale culto è precedente all’arrivo delle reliquie a Bari. Il cristianesimo arrivò in Russia da Bisanzio, precisamente dai fratelli Cirillo e Metodio. San Nicola aveva già un posto di rilievo nei libri liturgici bizantini e tale importanza fu tramandata al cristianesimo russo. Si racconta che la prima chiesa in Russia fu dedicata a San Nicola, precisamente nell’882 a Kiev, sulla tomba del principe Askold. Tuttavia, tale devozione ebbe un fortissimo impulso a partire dalla traslazione delle spoglie del Santo a Bari, e per questo il giorno stabilito per portare la reliquia di San Nicola a Mosca coincide con la Festa della Traslazione a Bari secondo il calendario russo. Al Vescovo di Myra si attribuiscono diversi miracoli e apparizioni in Russia, come anche fiabe e leggende. Tutto questo ha alimentato il culto e quella speciale forma di devozione che è il pellegrinaggio. Il primo pellegrino russo nel capoluogo pugliese di cui abbiamo tracce è il monaco Barlaam di Rostov, nel 1460, ma sicuramente altri ce ne furono prima, come molti furono dopo e moltissimi oggi.
Qual è il significato della traslazione delle reliquie di San Nicola in Russia?
E’ un gesto di grande amicizia, dal valore unico e immenso. Figurativamente, è come se la Chiesa cattolica facesse il regalo più desiderato che la Chiesa russa si potesse aspettare. Nei volti dei russi, soprattutto dei più poveri, che non si possono permettere il viaggio sino a Bari, vedremo sicuramente la gioia, spinta sino alla commozione, per un dono così grande. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Non è, dunque, un semplice gesto di cortesia, ma di vero affetto. Non riguarda solo i capi delle Chiese, ma l’intero popolo. È uno di quei gesti che addolciscono il cuore, distendono gli animi e facilitano immensamente il dialogo.