ROVENTE E VELENOSA: ECCO 55 CANCRI E, IL GIGANTE CATTIVO GEMELLO DELLA TERRA

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Ancora una volta dobbiamo ringraziare il telescopio spaziale Hubble, che grazie al suo instancabile lavoro – nonostante più di 25 anni di onorato servizio – ha permesso ad un team di scienziati della University College London (tre dei quali italiani) di studiare l’atmosfera di uno degli esopianeti più densi mai osservati.

55 Cancri e, che prende il nome dalla stella intorno alla quale compie la sua orbita è grande due volte la Terra, ma ha una massa ben otto volte maggiore. Scoperto nel 2004, è di particolare interesse per gli astronomi per la sua particolare struttura, ma anche per la sua atmosfera, della quale il gruppo di ricercatori europei è riuscito per la prima volta a rilevare i gas, trovando la presenza di idrogeno ed elio, ma non di quella di vapore acqueo. Lo studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.

Il “pianeta dei diamanti”, come è stato soprannominato, è una delle cosiddette “superterre”. La sua atmosfera è rovente – le temperature sulla superficie raggiungono i 2.000 gradi celsius – a causa della vicinanza con il suo sole (55 Cancri a). Ciò determinata anche la durata del suo anno, che dura appena 18 ore.

I dati, come già anticipato, sono stati raccolti grazie al telescopio spaziale Hubble, che ha utilizzato al Wide Field Camera 3 (Wfc3) con la quale ha creato una serie di spettri, analizzati poi dal team di astronomi. Grazie alla combinazione di queste osservazioni, analizzate poi da un particolare software, i ricercatori sono stati in grado di recuperare i dati spettrali di 55 Cancri e “imprigionati” nella luce della sua stella. «Questo risultato ci permette per la prima volta di capire di cos’è fatta l’atmosfera di una super-Terra. Ma dovremo attendere i nuovi telescopi spaziali nell’infrarosso, nella prossima decade, per saperne di più», spiega Giovanna Tinetti, uno dei componenti del gruppo di scienziati. Insieme a lei hanno lavorato al progetto il dottorando Marco Rocchetto e Ingo Waldman, coordinati. Il team è stato coordinato da Angelos Tsiaras del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’University College di Londra.

Manuela Petrini: