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Ritorno alle catacombe

La Chiesa del terzo millennio perseguitata, i suoi fedeli cacciati dalle case quando non vengono uccisi. Le chiese distrutte, le case marchiate con il segno del Nazareno. La libertà religiosa oggi non è solo a rischio: è messa in discussione. Non fa più parte dei diritti dell’uomo. Persecuzioni che non riguardano solo alcuni Paesi lontani dove lo scontro culturale ha radici antiche. Minacce e azioni violente sono perpetrate anche in Europa. E in Italia. Nell’Unione europea, secondo l’ultimo rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, il dodicesimo, presentato pochi giorni fa, sono molti i Paesi dove i cristiani sono costretti ai margini. Nel 2013 sono stati documentati 241 casi di discriminazione e intolleranza: bombe a una chiesa a Saragozza in Spagna, molotov lanciate a Lucca. Minacce e pallottole spedite al cardinal Bagnasco presidente della Cei: uno schiaffo al cattolicesimo. La tendenza laicizzante del cosiddetto “pensiero debole” frutto di quel relativismo nichilista imperante anche tra molti che si dichiarano, a parole, cristiani, ha portato a vietare i simboli religiosi nei luoghi pubblici.

In Europa la persecuzione ha aspetti più sottili con leggi, in Svezia, Germania, Regno Unito e Norvegia, che discriminano la libertà di scelta in base al proprio credo religioso nell’educazione dei figli, nelle opzioni etiche dei professionisti. Problematiche che vedono discriminati cristiani, ma anche ebrei e musulmani. In Occidente, del resto, si sta imponendo il punto di vista secondo il quale la religione accentuerebbe le caratteristiche peggiori dell’umanità. Discorso a parte la Russia dove i cattolici sono tenuti ai margini dalla stessa Chiesa ortodossa.

L’aspetto più drammatico resta, però, quanto accade in Medio Oriente e in molti Paesi dell’Asia. Sono circa 200 milioni i cristiani perseguitati in base al report sulla “Chiesa che soffre” che ha preso in esame 196 nazioni. Il 75 per cento delle violenze perpetrate contro una minoranza religiosa vede vittime proprio i cristiani. In Medio Oriente la Chiesa è nel mirino degli islamisti jihadisti. In alcuni zone dell’Asia i carnefici sono estremisti indù. Ma è nel mirino anche nella cattolica America Latina dove preti e fedeli sono bersaglio della criminalità organizzata e dei cartelli del narcotraffico.

Sono 16, secondo un altro dossier redatto dall’Amministrazione Obama, i Paesi dove il rischio di scomparsa dei cristiani è più alto: si parla di Cina, Eritrea, Sudan, Siria, Uzbekistan, Nigeria, Vietnam, Iraq, Pakistan. Persecuzioni, chiese date alle fiamme in Egitto. Sacerdoti minacciati e presi di mira in Turchia e Iran dove sono almeno 40, secondo Amnesty International, i cristiani detenuti nelle prigioni di Teheran per il loro credo. Forti limitazioni in Arabia Saudita e Afghanistan dove diffondere il Vangelo è vietato per legge. Così come in Corea del Nord dove divulgare il cristianesimo è considerato un crimine politico.

E’ il crollo della presenza cristiana in Medio Oriente il dato più allarmante tante volte ricordato da Papa Francesco, il quale ha anche sottolineato come ciò accada nell’indifferenza mondiale. Oggi infatti lo Stato islamico di Abu Bakr al Baghadi ha dichiarato pubblicamente fuorilegge il cristianesimo, ma anche le altre confessioni islamiche, cacciandoli da tutte le città sotto le bandiere nere e imponendo loro la Jiziya (una sorta di pizzo introdotto nei primi secoli dell’Islam alle religioni abramitiche, ndr) o la conversione, quando vengono graziati dalla morte per crocifissione. In Iraq e Siria la presenza cristiani, dal 2003, è scesa al due per cento. Difficoltà ci sono persino nella Terra di Gesù dove le proprietà di chi crede in lui vengono requisite.

Indifferenza diffusa se si pensa che nel 2007 un rapporto dell’MI6, il servizio segreto inglese metteva in allarme sulla “crociata anti cristiana” promossa da Al Qaeda e che oggi il Califfato e i suoi seguaci in Africa stanno concretizzando con metodo scientifico, degno dei genocidi di hitleriani memoria.

 

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