RISCALDAMENTO GLOBALE, FRA RISCHIO E SVILUPPO

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Inquinamento, riscaldamento globale e conseguente scioglimento dei ghiacci, impiego eccessivo di combustibili fossili: lo stato di salute del nostro Pianeta, specie nel corso della Giornata mondiale per la custodia del Creato, risulta un problema quantomai attuale, che ci riguarda in prima persona. Questo perché, se il nostro dovere morale ci impone di garantire agli ambienti in cui viviamo il dovuto rispetto, è altrettanto vero che, mai come in questo momento, le tematiche legate alle condizioni ambientali della Terra rivestono una crescente importanza per l’opinione pubblica, sempre più consapevole di un cambiamento climatico in atto e in buona parte determinato dall’influenza dell’azione umana. Va da sé che, al netto di una presa di coscienza indicata come il percorso più urgente da intraprendere per avviare azioni di contrasto concrete, sia altrettanto necessaria una forte sensibilizzazione: “La comunità scientifica – ha spiegato a In Terris il dottor Vito Vitale, ricercatore presso il Cnr – è oramai concorde sul fenomeno del riscaldamento globale e sul contributo umano al suo determinarsi. Quello che si cerca di fare adesso, per rispondere a uno degli obiettivi della Cop21 di Parigi, è tentare di contenere l’incremento della temperatura globale entro un limite di 2 gradi. Un confine che ci siamo dati per cercare di impedire uno stravolgimento del sistema che porterebbe condizioni particolarmente pesanti per la società umana”.

Comprendere scenari futuri

A questo proposito, va specificato come quello climatico non sia “un sistema semplice che si interrompe premendo un interruttore. E’ tutto molto complicato e, quello che sappiamo ora, è che siamo in una fase in cui sta cambiando la gestione del suolo e la composizione dell’atmosfera. E quest’ultimo fenomeno è ben evidenziato dall’impatto che ha sulla temperatura media del pianeta”. L’obiettivo di contenere l’innalzamento del termometro planetario entro i due gradi, quindi, è essenzialmente minimale, da inserire nell’ottica di uno sviluppo che sia sostenibile: “Ciò che ci si è prefissati a Parigi non trova nella pratica quella concordia che ci si aspetta. Il clima sta cambiando e ci troveremo sempre più in situazioni come quella di quest’anno, perché i due gradi che stiamo ipotizzando significano avere maggiori eventi estremi e di siccità, ondate di calore o precipitazioni molto intense e concentrate nel tempo”. La fase di cambiamento che il Pianeta sta attraversando, richiede “la comprensione di quelli che sono gli scenari futuri”, tenendo presente che, “in questo momento, abbiamo un’incertezza molto grande su quelle che sono le previsioni e che il margine di errore è molto ampio anche a parità di scenario economico”.

La percezione del problema

E’ importante tener presente che la temperatura, pur rappresentando uno degli strumenti principali per analizzare il problema del riscaldamento, non costituisce l’unico elemento da tenere in considerazione: “La nostra conoscenza del sistema va ancora migliorata perché, per prendere decisioni, i politici chiedono alla comunità scientifica una precisione su quelli che dovrebbero essere gli effetti e, quindi, sulle azioni che vanno intraprese per ridurre e mitigare gli effetti che si prevedono oppure per riuscire semplicemente ad adattare la società… Pensando all’innalzamento del mare, ad esempio, dobbiamo considerare tutt’altri tipi di società… Il problema è che è difficile capire questi aspetti: in Italia abbiamo avuto una forte siccità ma basteranno poche piogge perché le persone cessino di avere una percezione corretta del problema”. Va detto, però, che da un punto di vista cognitivo, le quotazioni del cambiamento climatico sembrano aver guadagnato diverse posizioni nell’opinione pubblica rispetto a qualche anno fa: “Non è ovviamente il primo problema che ci si pone – ha spiegato ancora il ricercatore – ma si sono fatti notevoli passi avanti e anche la politica ha iniziato a diventare più attiva. C’è bisogno ancora di molto, perché i rischi che corriamo sono ancora tanti: per esempio, se si dovesse sciogliere la calotta della Groenlandia (e i dati ci dicono che la tendenza allo scioglimento si evidenzia ogni estate), avremmo un innalzamento del livello del mare di 7 metri. Ovviamente le condizioni variano di anno in anno ma, volendo analizzare correttamente il problema, la comunità scientifica deve ragionare su un periodo di tempo più esteso”.

Vigilanza costante

Pur risultando positivo che la percezione comune sia ormai arrivata all’identificazione di una ‘questione climatica’, è necessario proseguire sulla strada della prevenzione: “Chiaramente, ogni azione va a muovere degli interessi promuovendone altri. Si tratta di essere lungimiranti considerando che ci sono ancora parecchi rischi: dobbiamo vigilare perché, soprattutto nelle zone polari, abbiamo dei possibili fenomeni che potrebbero creare dei problemi su scala globale… I 2 gradi prefissati non sono messi lì a caso ma servono per trovare il giusto compromesso tra le azioni che andrebbero fatte per poter contenere l’aumento di temperatura entro questo limite e gli effetti che avranno in questo momento. Il cambiamento climatico andrebbe interpretato come l’opportunità per sviluppare nuove tecnologie e nuovi sistemi che preservino la cagionevole salute del Pianeta”.

Effetti globali e locali

In questo complesso quadro di fattori, la priorità è agire in fretta: “Quello che si deve capire è che bisogna prendere decisioni in base alle informazioni che abbiamo, perché non arriveremo mai ad avere risposte precise al 100%. Ad esempio, tendenzialmente colleghiamo l’aumento di temperatura alla siccità. Dobbiamo considerare, però, che lo stesso fenomeno può scaturire altri effetti come far evaporare dei mari o creare più nuvole (il che non vuol dire necessariamente più pioggia). Gli effetti del cambiamento assumono un aspetto globale il quale, però, non deve farci dimenticare che questo può ramificarsi in una serie di azioni a livello locale che possono essere completamente differenti. Quest’anno, per esempio, abbiamo avuto siccità in Italia ma anche una stagione dei monsoni drammatica”.

Sensibilizzazione

Secondo il ricercatore, ciò che è necessario è tenere in seria considerazione gli effetti di amplificazione intrinsechi nel sistema climatico: “I poli ne sono un esempio: lo stesso effetto che alle medie latitudini produce un aumento di un decimo di grado, lì produce un aumento doppio. Il che vuol dire che nel nostro sistema climatico ci sono dei meccanismi e degli strumenti di amplificazione. La sua complessità inoltre, dovuta al fatto che, al 90%, si costituisce di processi naturali, non permette di ridurre gli effetti semplicemente interrompendo la causa che li determina. Da qui il rischio, perché potremmo non avere il tempo per fermare quello che ci accorgiamo essere troppo pericoloso”. In sostanza, per avere piena comprensione del cambiamento in atto, va sviluppata una sensibilità che passa, inevitabilmente, dalla comprensione del bene comune: “La cosa importante è non disconoscere i fatti. Non è facile stabilire quale sia il bene comune ma è certo che l’opinione pubblica è l’unica forza in grado di spingere i politici… Noi possiamo solo operare per il meglio, cercando di rendere il pianeta vivibile, rendendoci conto che l’umanità non ha mai sperimentato un vero cambiamento climatico radicale e, sicuramente, non è attrezzata per viverne uno”.

Damiano Mattana: