Nel 2007 un nuovo fenomeno politico iniziò la sua ascesa gridando nelle piazze italiane il suo Vday. Grazie alla notevole abilità di un guru del web creò un movimento diventato in pochissimo tempo una realtà socio politica. Sulle macerie del sistema partitico l’attuale leader pentastellato ha saputo coinvolgere milioni di cittadini arrabbiati e profondamente delusi dalla classe dirigente italiana. Nella rete sono rimasti impigliati tanti giovani e anche personaggi del mondo culturale e giornalistico. Sembrava finalmente di aver trovato un riferimento popolare in grado di rispondere alle urgenti esigenze di cambiamento. Ma la storia recente ha purtroppo dimostrato l’esatto contrario spegnendo in molti quella speranza che faceva sognare l’inizio di una nuova era politica.
Tali aspettative si sono man mano sgretolate dinanzi ad una triste realtà alternativa ai talk show fatta comunque di insulti, risse, accuse e diffamazioni. Nello stesso tempo quel vuoto che sembrava potesse essere colmato è diventato un abisso… e cioè il caos! In quest’ultimo anno sono sorti innumerevoli movimenti associativi con il fine di aggregare i dispersi nell’auspicio di rilanciare il Paese. Tanti solisti di buona volontà si accingono all’ardua impresa e chi ha più possibilità finanziarie prova a emergere. Il tutto si riduce al solito giochetto che allontana il popolo dalla Cosa Pubblica. La gente è stanca e stremata dai teatrini e dalle diffuse falsità sempre più imposte con una parvenza di normalità. Bisogna avere il coraggio di voltare pagina. E’ necessario ritrovare la via del dialogo e della partecipazione responsabile così come auspicato dal nuovo Presidente della Repubblica. E’ fondamentale ridare voce ai giovani, alle famiglie, alle imprese e alle classi più deboli.
L’esperienza nascente di “Italia Più” vuole offrire una risposta concreta alle aspettative di una Nazione che sta affrontando la più grave crisi valoriale ed economica della sua storia, rinnegando, e a volte disprezzando, le proprie radici cristiane. Per realizzare tutto ciò occorre innanzitutto superare il conflitto generazionale in atto, cavalcato da coloro che hanno fatto della “rottamazione” la propria bandiera. Ma le divisioni non pagano come neanche i compromessi! Bisogna uscire dalla logica dello scontro, un vortice virale e sterile che è sotto gli occhi di tutti. Per farlo occorre unire esperienza ed energie vitali al fine di formare una nuova classe politica.
Aldo Buonaiuto
E’ ufficiale: è nata un’associazione nuova, con alti ideali e l’obiettivo di formare i giovani, e non solo loro, all’attività politica; dando non solo gli strumenti pratici per comprendere i meccanismi politico-amministrativi, ma anche quelli ideali, di appartenenza a una comunità. Si chiama “Italia Più”, e sarà un laboratorio sociale che vuole rendersi disponibile in tutti i territori del Belpaese, per tornare a parlare – appunto – di politica con la P maiuscola. Tra gli ispiratori dell’iniziativa c’è anche Raffaele Bonanni, già segretario generale della Cisl. A lui abbiamo posto qualche domanda, per entrare dentro al nuovo progetto.
Perché nasce “Italia più”?
“Nasce per coprire un vuoto enorme nella democrazia italiana. E cioè il fatto gravissimo che non ci sia, com’era nella tradizione, nessuna agenzia che formi la gente alla vita sociale e all’impegno politico. Per far sì che ogni cittadino abbia le possibilità per partecipare a quella vita organizzata in partiti che rappresenta l’alimento per le nostre istituzioni.
Negli ultimi anni è successo che nessuno ha più formato nessuno, tutto avviene alla rinfusa, gli stessi partiti non esistono più essendosi trasformati in comitati elettorali. All’ordine del giorno dunque, per quel che ci riguarda, c’è come preparare la gente alla democrazia, alla solidarietà e alla responsabilità, come dare gli strumenti giusti alle nuove generazioni per diventare una classe dirigente competente e formata. Questa funzione non la svolge più praticamente nessuno. Siamo un gruppo di persone che ama la democrazia, che vuole dare questo servizio nella convinzione che la stessa è partecipazione, ma per essere operativi c’è bisogno di preparazione e adesione consapevole”.
A chi si rivolge?
“Ai giovani, ma non solo a loro. A tutti coloro che capiscono che è venuto il momento di dire basta all’antipolitica, in tutte le sue forme. Tanto per essere più chiari, l’antipolitica è al governo ormai da più di vent’anni, ed è giunto il momento di invertire la rotta. Se analizziamo bene i periodi trascorsi vediamo che c’è stata un’alternanza continua tra tecnici – che non sono certamente espressione della politica – e forze politiche sempre più personalistiche trasformate in comitati elettorali. Il tutto favorito da leggi per le elezioni che sono esattamente il contrario di ciò che servirebbe per un impegno e un voto consapevole”.
Obiettivo dunque è la formazione. Con quali mezzi?
“Possiamo utilizzare due canali. Quello tradizionale, degli incontri diretti, nelle città, con chi vuole partecipare, chi volesse dedicare il proprio tempo libero ad approfondire i temi delle amministrazioni, del funzionamento delle istituzioni, dei meccanismi del volontariato per la solidarietà, che sono poi gli elementi portanti del funzionamento delle istituzioni democratiche. Faremo poi anche formazione on line, cioè cercheremo di raggiungere ogni singolo comune d’Italia, anche quelli più isolati, utilizzando il web”.
E chi farà da docente?
“Avremo personalità di prestigio che faranno lezioni sui temi che ci interessano, quelli propri della preparazione politico-sociale; personaggi importanti che hanno già offerto la propria disponibilità per questo. Inizieremo la nostra avventura; con persone consapevolmente impegnate sarà più agevole organizzare iniziative democratiche per il nostro Paese, sperando che anche altri seguano questo esempio”.
Qual è l’ispirazione di fondo di questo nuovo progetto?
“Certamente la definizione dei valori democratici e dei principi di rispetto verso l’uomo. Il sostegno culturale e spirituale alla nostra iniziativa è quello della dottrina sociale della Chiesa, perché crediamo che il declino inizi quando ci si disàncora dalle proprie radici culturali e spirituali, e oggi viviamo sul pericoloso crinale della relativizzazione di ogni cosa”.
Perché il nome “Italia più?”
“Perché c’è necessità di rimettere al centro del pensiero nazionale il concetto stesso di Italia, di nazione, di Paese; Più, tutto ciò che serve alla collettività per crescere: più giustizia, sanità, lavoro. Ma ciò sarà possibile, al di là degli slogan, solo se alla base dell’azione politica ci saranno gli interessi della collettività e non quelli di bottega politica, e se chi si propone per governare abbia “Più” preparazione. Oggi siamo vittime dell’approssimazione tanto quanto del malaffare”.
Intervista di Angelo Perfetti