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RINASCERE CON PIALLA E MARTELLO

Quando sei avviluppato da catene che si chiamano alcol ed eroina, non è facile avere speranza, meno ancora credere che un futuro diverso sia possibile. A volte però succede: dopo 10 anni di dipendenza Arben (nome di fantasia) prova il percorso terapeutico nel 2013, ma dopo un paio di mesi non regge a quella proposta e scappa. Un anno dopo la vita lo porta a bussare nuovamente alla porta della Comunità Terapeutica Don Antonio Sciarra, situata a Nenshat, un villaggio di duemila anime nella provincia di Scutari, in Albania.

Arben è originario di Durazzo ed è un ragazzo molto timido, la cui unica ribellione al padre-padrone è stata la fuga nell’alcol prima e nella droga poi. Oggi ha 31 anni e sta facendo l’ultima tappa del percorso terapeutico. Col passare del tempo la diffidenza ha lasciato il posto alla fiducia e pian piano Arben è riuscito a mettere in atto tutte le sue potenzialità. E’ uno dei 10 ragazzi coinvolti in un progetto ambizioso: far partire una falegnameria sociale, cioè un’attività lavorativa di formazione rivolta agli ospiti della comunità di recupero Don Antonio Sciarra, gestita dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in Albania.

La struttura è l’unica realtà di recupero presente nel Paese balcanico: ci sono sì altre organizzazioni che si occupano di prevenzione o di terapia farmacologica, ma nessuna ha la caratteristica di proporre un percorso personale, psicologico e umano, ai ragazzi tossicodipendenti. In Albania la piaga dell’uso e dell’abuso di droghe – ma non solo, vanno infatti equiparati e menzionati anche il gioco d’azzardo e l’abuso di alcol – è in forte crescita. In questa terra purtroppo il cambiamento in atto, insieme all’affacciarsi prepotentemente al modello di vita occidentale dopo la caduta del regime socialista, ha portato con sé anche gli aspetti negativi della società globalizzata in cui viviamo. Si riscontra nei giovani un aumento significativo di uso e abuso di varie droghe e non solo: anche qui purtroppo alcuni giovani cercano di curare i loro malesseri interiori provando a colmare il loro vuoto esistenziale rifugiandosi nel gioco, nelle sostanze o nell’alcol.

Toni di Loreto, originario di Teramo, missionario in Albania dal 2013, è il responsabile della Comunità Terapeutica Don Antonio Sciarra insieme a Zelco Tadic, originario di Mostar. «A settembre dell’anno scorso alcuni ragazzi hanno iniziato a fare un corso di falegnameria» ci spiega Toni. «Per 3 mesi hanno imparato a disegnare i mobili, poi verso dicembre hanno iniziato a lavorare in una falegnameria che si trova a 20 km dalla nostra casa, dove hanno imparato il lavoro manuale. Questa attività è gestita da un nostro caro amico, Davide Nenshat, un falegname conosciutissimo che lavora molto anche con clienti fino a Tirana. È stato lui ad insegnare ai ragazzi e c’è una bella collaborazione con lui. Continuiamo a mandare i ragazzi nella sua falegnameria perché imparino il mestiere: i più bravi poi realizzano dei lavori nella nostra falegnameria».

Arben si è da subito entusiasmato a questa proposta ed ora è il ragazzo che ha imparato di più e che segue la falegnameria sociale. Ha capito che tornare a Durazzo, la sua città, non lo aiuterebbe a costruire il proprio futuro. Il suo obiettivo, come anche quello degli operatori che lo accompagnano nel percorso, è di coinvolgersi da protagonista nella falegnameria impegnandosi affinché sia possibile ottenere dal lavoro svolto uno stipendio che garantisca l’indipendenza.

 

Tratto da Sempre

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