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RIFUGIATI: 60 MILIONI DI MANI TESE

Per la prima volta viene superata la soglia dei 60 milioni di persone. Un dato spaventoso, impressionante… E riguarda i numeri dello scorso anno, gli unici recuperabili con certezza; nel 2016 va anche peggio… Li fornisce l’UNHCR, la principale organizzazione al mondo impegnata a salvare vite umane e a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi, attraverso il rapporto annuale Global Trends, che traccia le migrazioni forzate nel mondo basandosi su dati forniti dai governi, dalle agenzie partner incluso l’Internal Displacement Monitoring Centre, e dai rapporti dell’organizzazione stessa: 65.3 milioni di persone costrette alla fuga nel 2015, rispetto ai 59.5 milioni di un anno prima.

A livello globale, con una popolazione mondiale di 7.349 miliardi di persone, questi numeri significano che 1 persona su 113 è oggi un richiedente asilo, sfollato interno o rifugiato – un livello di rischio senza precedenti secondo l’UNHCR. In tutto, il numero di persone costrette alla fuga è più alto del numero di abitanti della Francia, del Regno Unito o dell’Italia.

Spesso ci si chiede: perché proprio ora? In realtà ciò che sta accadendo in questo periodo è frutto di diversi fattori: l’inaprtrirsi dei conflitti tribali, l’Isis, la povertà sempre più evidente; ma Anche la lunghezza di situazioni di guerra che non sempre percepiamo a dovere in Occidente. I conflitti in Somalia o Afghanistan, ad esempio, stanno ormai entrando rispettivamente nel loro terzo e quarto decennio; è maggiore la frequenza con cui si verificano nuove situazioni drammatiche o si riacutizzano crisi già in corso (la più grave oggi è la Siria, ma negli ultimi cinque anni anche Sud Sudan, Yemen, Burundi, Ucraina, Repubblica Centrafricana, etc.).

La tempestività con cui si riescono a trovare soluzioni per rifugiati e sfollati interni è andata diminuendo dalla fine della Guerra Fredda. Fino a 10 anni fa, alla fine del 2005, l’UNHCR registrava circa 6 persone costrette a fuggire dalla propria casa ogni minuto. Oggi questo numero è salito a 24 ogni minuto, quasi il doppio della frequenza del respiro di una persona adulta.

Sempre più persone sono costrette a fuggire a causa di guerre e persecuzioni. Questo è di per sè preoccupante, ma anche i fattori che mettono a rischio i riugiati si stanno moltiplicando, “ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario dell’ONU per i Rifugiati. “Un numero spaventoso di rifugiati e migranti muore in mare ogni anno; sulla terraferma, le persone che fuggono dalla guerra trovano la loro strada bloccata da confini chiusi. La politica in alcuni paesi gravita sempre più verso restrizioni nell’accesso alle procedure d’asilo”.

Tre Paesi, da soli, producono metà dei rifugiati del mondo: la Siria con 4.9 milioni di rifugiati, l’Afghanistan con 2.7 milioni e la Somalia con 1.1 milioni. Allo stesso tempo, la Colombia, con 6.9 milioni, è il paese con il più alto numero di sfollati interni, seguita dalla Siria, con 6.6 milioni, e l’Iraq, con 4.4 milioni. Lo Yemen è il paese che ha dato origine al maggior numero di nuovi sfollati interni nel 2015: 2.5 milioni di persone, il 9% della sua popolazione.

Nel 2015, gran parte dell’attenzione è stata catturata dalle difficoltà dell’Europa nella gestione del milione e oltre di rifugiati e migranti arrivati via mare nel Mediterraneo, tuttavia il rapporto mostra come la maggior parte dei rifugiati del mondo fosse altrove. L’86% dei rifugiati sotto mandato UNHCR nel 2015 erano in paesi a basso o medio reddito, in prossimità di situazioni di conflitto. La Turchia è il principale paese ospitante, con 2.5 milioni di rifugiati. Il Libano invece ospita il più alto numero di rifugiati rispetto alla popolazione nel paese (183 rifugiati ogni 1.000 abitanti).

Tra i paesi industrializzati, il 2015 è stato anche un anno record per numero di nuove richieste d’asilo, con 2 milioni di richieste (che hanno contribuito ai 3.2 milioni di casi ancora pendenti alla fine dell’anno). La Germania ha ricevuto più richieste d’asilo di qualsiasi altro paese (441.900). Gli Stati Uniti rappresentano il secondo paese con il più alto numero di richieste d’asilo (172.000), in gran parte ricevute da persone che sono fuggite dalla violenza dei gruppi armati in America Centrale.

Discorso a parte per i bambini: rappresentano il 51% dei rifugiati del mondo nel 2015, secondo i dati raccolti dall’UNHCR (gli autori del rapporto non avevano a disposizione dati demografici completi). Molti di loro erano separati dai loro genitori o viaggiavano da soli, un dato che desta preoccupazione.

E c’è un unico modo per risolvere la questione: creare le condizioni affinché questi giovani possano tornare in pace nei loro Paesi e ricostruirsi un futuro. Ma per farlo bisogna prima accoglierli, poi cambiare lo status nel Pese d’origine. “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,”, non è uno slogan, è un insegnamento che deve sottendere ad ogni scelta, anche politica, che riguardi la vita umana.

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