A seguito del consiglio nazionale, tenutosi a Sarzana lo scorso 18 aprile 2015, in occasione dei 140 anni della pubblica assistenza, Anpas ha elaborato un documento dove ribadisce la necessità di un riconoscimento e di una valorizzazione del volontariato, nucleo originale ed innovativo dell’intero Terzo Settore. In Italia ci sono circa 5 milioni i volontari e l’ Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze (Anpas) si sta interrogando sulla recente formulazione del DDL di riforma del Terzo Settore.
Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas ha dichiarato: “Non sono tante le realtà che superano il secolo di vita e di attività, che sono state capaci di superare due guerre, una dittatura e che, ciò nonostante, sono state capaci di adattarsi anche al contesto normativo in continuo cambiamento e che ne ha regolato le attività e la vita associativa”, “Anpas in questo percorso sta cercando di formulare quelle che sono le sue proposte nel percorso di approvazione del Disegno di Legge e dei conseguenti Decreti Legislativi attuativi e contemporaneamente, al suo interno, si sta attrezzando per cogliere al meglio le nuove opportunità della riforma per rispondere sempre in modo adeguato alle necessità delle comunità e del Paese”.
Nel rapporto programmatico dell’Associazione si legge: “Nei decreti attuativi occorrerà rafforzare la possibilità per il volontariato di svolgere attività commerciali e di impresa strumentali alla realizzazione dei propri scopi istituzionali”. Si propone inoltre un welfare universalista e partecipato dove comunità locali e cittadini siano soggetti attivi, co-decisori e quindi attori delle scelte e delle azioni politiche conseguenti. Un welfare non riparatorio, ma di promozione e sviluppo. “È necessario difendere il ruolo attivo dei cittadini in un welfare universalista e partecipato che promuova e difenda un’idea benessere che non può limitarsi solo agli aspetti sanitari e sociali, per quanto importanti, ma che sappia guardare agli stili di vita e alla sostenibilità ambientale” afferma il presidente. E sul Servizio Civile Universale nel rapporto (art.8) si chiede di renderlo “accessibile a tutti i giovani che chiedono di parteciparvi, mantenendone un’identità costituzionale fondata sulla difesa della Patria in modo non armato e non violento”.