Grazie ad un progetto completamente “made in Italy”, un gruppo di ricercatori è riuscito a “fotografare” le differenze biologiche tra sogno e fantasia, individuando così le aree del cervello che vengono coinvolte nella rievocazione di queste due diverse forme di immaginazione. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sul Journal of Sleep Research ed è firmata da un gruppo di scienziati coordinato da Francesco Benedetti, Capo Unità Psichiatria e Psicobiologia Clinica dell’Ospedale san Raffaele di Milano, e da Armando D’Agostino, del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano.
Durante una singola sessione di risonanza magnetica funzionale (Fmri) è stato chiesto ai partecipanti allo studio di raccontare le proprie fantasie e i propri sogni, raccolti in un diario il mese precedente. Si è così scoperto che durante la rievocazione delle esperienze vengono attivate le aree corticali specifiche dell’emisfero destro (giro frontale inferiore e giri temporali medio e superiore), che sono associate alla creatività e all’immaginazione.
“Durante la rievocazione di queste esperienze si attivano aree corticali specifiche dell’emisfero destro associate alla creatività e all’immaginazione. La scoperta ha evidenziato che tali aree si attivano soltanto quando i soggetti rievocano le fantasie e si disattivano progressivamente durante la rievocazione dei sogni, che rimangono così incoerenti e incomprensibili anche nella veglia. – hanno spiegato i ricercatori – I risultati ottenuti suggeriscono, quindi, che queste strutture siano responsabili del mantenimento di una consequenzialità logica elevata, come nella veglia e durante il fantasticare, sia del suo venire meno durante i sogni”.
Secondo Benedetti questa nuova scoperta potrebbe essere un nuovo punto di partenza per poter comprendere alcuni stati mentali patologici come la psicosi, ossia una condizione psichiatrica grave in cui il racconto dell’esperienza cosciente a volte viene compromessa come nel sogno. Secondo D’Agostino si tratta di “un importante traguardo nell’ambito delle neuroscienze, che si confrontano con l’impossibilità di accedere ad un’osservazione diretta di questi stati mentali”.