“Fecondare” pianeti alieni inviando sonde cariche di microrganismi terrestri: è l’idea del “Progetto Genesi”, idea partorita dal fisico teorico Claudius Gros, dell’università Goethe di Francoforte, che l’ha presentata sulla rivista Astrophysics and Space Science. Intervistato sul sito di Science, secondo lo scienziato tedesco potrebbero essere necessari tra 50 e 100 anni prima di poter dar vita all’ambizioso progetto di ‘esportare’ forme di vita dalla Terra verso altri pianeti potenzialmente abitabili ma in cui la vita non sia ancora nata spontaneamente.
Il progetto è ai limiti della fantascienza e nello specifico prevede di inviare tante piccolissime sonde, ognuna delle quali trasporta un carico di batteri o addirittura micro-laboratori di biologia e genetica per sintetizzare microrganismi che non esistono sulla Terra, modellandoli in base alle condizioni presenti sul pianeta che si troveranno a visitare. I pianeti dove la vita sia già presente andrebbero invece preservati, per non contaminarli con organismi terrestri.
“L’umanità vuole davvero cambiare attivamente una parte del cosmo oppure vuole solo osservarlo passivamente? Il Progetto Genesi ci dà una possibilità di lasciare un’eredità”, dice ancora Gros nell’intervista rilasciata per Science.
L’idea però non è esente da critiche. Un possibile rischio sarebbe quello di non saper riconoscere la vita aliena, probabilmente molto diversa dalla nostra: “Siamo così certi di voler contaminare altri ambienti? Possiamo essere sicuri che non esista già?”, si chiede Maria Teresa Capria, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf). “Non so – conclude – se abbia senso investire su progetti di questo tipo, meglio cercare quello che ancora non conosciamo”.