Essere poveri oggi non vuol dire solo soffrire la fame o non avere un tetto sotto il quale dormire: spesso significa anche non potersi permettere neanche un’aspirina. Dal banale raffreddore stagionale a patologie più serie che necessitano di attenzioni sanitarie a lungo termine, sono tantissime le persone indigenti che, nel nostro Paese, non hanno accesso a farmaci e presidi sanitari: ormai, in Italia, quasi il 10% della popolazione vive in condizioni di povertà assoluta.
In uno scenario del genere, il problema dell’accesso ai farmaci tocca la totalità delle persone “povere”: è quanto emerge dall’Osservatorio sulla Donazione dei Farmaci del Banco Farmaceutico Onlus, che ha condotto uno studio dal titolo “Donare per curare”, in collaborazione con Acli, Caritas Nazionale, Ufficio per la Pastorale della Salute della Cei e dall’Unitalsi. I numeri parlano chiaro: soltanto nei primi 6 mesi del 2014, la povertà sanitaria in Italia è aumentata del 3,6%.
Numeri che spaventano e presentano scenari futuri a dir poco disastrosi per il livello di salute delle persone indigenti in Italia: In soli 5 anni, la povertà sanitaria, ovvero quella condizione in cui non si è nelle condizioni di poter comprare farmaci, è aumentata del 93%. Oggi, sei milioni di persone, nel nostro Paese, non possono permettersi di comprare neanche una banale aspirina.
“Quando si arriva alla condizione di povertà – ha spiegato Luca Pani, direttore generale dell’AIFA, che ha commissionato lo studio dell’osservatorio- la prima cosa che si tagliano sono i farmaci. Non solo persone indigenti non hanno accesso ai farmaci, ma sono esclusi anche dalle strutture sanitarie e non hanno modo di incontrare dei professionisti”. La povertà, ha sottolineato Pani, non è solo una questione economica, crea sempre un deficit cognitivo, una sorta di stress cronico con effetti decisamente negativi sul cervello e sul fisico. Tutto ciò porta a un graduale ma inevitabile peggioramento dello stato di salute e a un bisogno maggiore di cure e farmaci: inoltre incide sulle capacità decisionali e sull’autonomia delle scelte.
Cosa vuol dire povertà sanitaria. Se si confrontano i dati, emerge uno scenario chiaro: nelle famiglie povere si spende in media 16 euro al mese per i farmaci, mentre in quelle economicamente stabili se ne spendono 88. Di questo budget, i poveri destinano il 70% della spesa ai farmaci di uso immediato, mentre le persone che non versano in condizioni disagiate spendono in farmaci solo il 46% delle proprie risorse. Ciò significa che le famiglie povere tagliano soprattutto sulla prevenzione, sui controlli e sulle visite mediche, mentre preferiscono cure più rapide, auto somministrate, senza guardare ad una cura a lungo termine.
“Lo studio sottostima inevitabilmente il fenomeno – ha spiegato a In Terris Silvano Cella, professore associato di Farmacologia all’Università di Milano – La percezione del proprio stato di salute cambia quando si è in condizioni di povertà. La malattia è meno avvertita, si tende a percepirla come uno status normale. Per questo motivo, oltre alla raccolta e alla donazione di farmaci, è necessario creare un’opera di sensibilizzazione più generale”.
In questo scenario, la donazione dei farmaci portata avanti dalla Fondazione Banco Farmaceutico e dagli enti che collaborano è un’iniziativa fondamentale: le medicine raccolte e distribuite nella prima metà dell’anno dalle onlus benefiche sono oltre tre milioni. La categoria maggiormente dispensata, ha spiegato alla platea Giancarlo Rovati, professore ordinario di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è quella dei farmaci per l’apparato respiratorio. Seguono i prodotti per il sistema gastrointestinale e il metabolismo, per l’apparato cardiovascolare, gli antimicrobici per uso sistemico e i farmaci per l’apparato cardiovascolare, gli antimicrobici per uso sistemico e gli antiinfiammatori e antipiretici.
Chi sono i nuovi poveri. I dati evidenziano che in tutte le aree geografiche gli assistiti sono prevalentemente adulti (59,3%) e maschi (54,3%) mentre sono meno numerosi i bambini (22%) e gli anziani (18,7%). La popolazione aiutata dalla raccolta farmaci è composta soprattutto da immigrati (60,2%) e in misura inferiore da italiani (39,8%). Una differenza che si accentua nelle regioni italiane centrali, ma è più lieve al nord.
Donare un farmaco può aiutare molte persone: secondo i dati dell’Osservatorio, negli ultimi anni il numero di farmaci donati è cresciuto molto: nei primi 6 mesi del 2014 sono già 915 mila le medicine raccolte dal servizio istituito dall’Aifa e dai partner, quasi il doppio rispetto al 2012. Non solo attraverso la Giornata nazionale dedicata alla raccolta del farmaco, ma anche e soprattutto attraverso i presidi e le iniziative spalmate durante l’anno: a donare le medicine all’Aifa sono le aziende convenzionate (540 mila confezioni nel primo semestre del 2014), le farmacie (360 mila confezioni), organizzazioni no profit, ma anche i cittadini.
Le donazioni on line. Un’iniziativa innovativa ed efficace è stata pensata da Aifa in collaborazione con la Fondazione Telecom Italia: entro i prossimi mesi, infatti, sarà attivo DoLine, una piattaforma on line dedicata alla raccolta dei farmaci attiva tutto l’anno, 24 ore su 24. Dal sito si potrà indicare il farmaco che si intende devolvere e a quale ente è destinato, controllando poi la buona riuscita dell’iter.
“E’ un’iniziativa molto importante per chi si occupa del problema della povertà sanitaria e per il nostro gruppo – ha raccontato Marcella Logli, responsabile della Fondazione Telecom Italia – in questo modo speriamo di coinvolgere una fascia di popolazione giovanile più ampia e aumentare l’opera di sensibilizzazione che Aifa e i suoi partner stanno già portando avanti con successo”.