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Perugia, brande e pasti caldi per i senzatetto nel Palazzo arcivescovile

Aprire le porte dell’accoglienza, non in senso figurato ma in modo concreto, spalancando ai più bisognosi i cancelli del palazzo arcivescovile di Perugia: mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e cardinale, ha tradotto in un gesto di solidarietà “l’abbraccio della croce”, dal quale “nessuno può essere escluso”, ospitando poveri, emarginati sociali e anche tossicodipendenti fra le sale e sotto il tetto della sede diocesana: alle loro spalle, mentre si chiudeva il grande portone, restava fuori, almeno per un po’, il freddo e l’incertezza delle notti passate all’aperto, in cerca di un riparo di fortuna contro il gelo e l’oscurità.

Un gesto di umanità, ancor prima che di cristianità. Questo perché, come spesso ci ricorda il Santo Padre, non esiste peggior nemico dell’indifferenza verso il prossimo in difficoltà. E questa non è certo una questione riconducibile esclusivamente all’aspetto religioso: “Quando ci troviamo dinanzi a persone che dormono per strada con temperature ben al di sotto dello zero – ha spiegato mons. Bassetti all’Avvenire –, come credenti, ma vale per ogni uomo di buona volontà, dobbiamo tradurre in pratica la parabola del Buon Samaritano. Si tratta di soccorrere il fratello che sta soffrendo. E tutti siamo chiamati a rimboccarci le maniche in mezzo a un’emergenza, rinunciando anche a qualcosa”.

Le difficoltà riscontrate nell’esercizio della misericordia, vertono spesso sulla diffidenza tipica della nostra epoca, sul timore dell’altro, sui suoi trascorsi o, semplicemente, sugli stereotipi che si creano attorno alle figure dei dimenticati: “La carità – ha detto ancora l’arcivescovo – non si ferma davanti ad alcuna miseria… Papa Francesco ha più volte rimarcato che è inaccettabile scartare le persone. Una città civile e una Chiesa attenta non possono voltarsi dall’altra parte di fronte agli ‘scarti della storia’”. Il richiamo all’attenzione sulla condizione dei meno fortunati, ha scatenato una vera “gara di solidarietà”, fatta di volontari, azioni concrete, atti di assistenza e amicizia: ed ecco che, improvvisamente, le sale del palazzo arcivescovile di Perugia hanno ospitato brande, coperte e pasti caldi, messi a disposizione dei personaggi delle periferie dimenticate da oltre 40 giorni. Segno evidente che, anche le realtà ritenute più distanti, possono avvicinarsi con un semplice gesto di amicizia, di umanità: tralasciando le distinzioni di etnia o di religione.

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