Il Wall Street Journal ha infilato il coltello nella piaga dando una evidenza mondiale a ciò che, più domesticamente, su questo giornale abbiamo scritto in almeno una mezza dozzina di articoli. Il renzismo di governo produce poco pil, molto meno di quanto la crisi italiana avrebbe bisogno e, soprattutto, troppo di meno rispetto alla media dei paesi Ue in crisi come l’Italia. Questo anno la crescita sarà ancora dello zero virgola,mentre la Spagna ha già acquisito il 2,5% e punta il 3% e il Regno Unito di David Cameron farà ancora meglio. È la stessa storia si ripete con le previsioni sul 2016: +1,3% che il governo Renzi spera di far lievitare fino all’1,5%, mentre il governo Rajoy può permettersi il privilegio di affrontare una non facile campagna elettorale con una crescita che ha sempre nel mirino l’obiettivo del 3%.
Perché l’Italia, unico paese dell’eurozona Grecia a parte, che si è concessa il lusso di un governo tecnico, quello guidato da Mario Monti, che ha potuto permettersi decisioni atipiche in una democrazia e che ha beneficiato di margini di manovra unici cresce così poco? E perché neppure i governi di mini larghe intese, cioè non votati nelle urne, come sono stati quello Letta e l’attuale Renzi non producono una spinta nel tasso di crescita analoga a quanto ottenuto dal monocolore di Rajoy a Madrid? Il problema di fondo italiano e’ duplice. Innanzitutto le riforme sono sempre parziali. Il Jobs Act spagnolo riguarda l’intero mercato del lavoro quello di Renzi solo i neoassunti dal marzo del 2015 e non il pubblico impiego. La spendingreview iberica sui costi del pubblico impiego e della spesa statale e regionale è vera, quella italiana un mix di slide e di nuove imposte a livello locale che compensano i tagli ed i minori trasferimenti dal centro.
Poi, c’è l’elemento più specifico del caso Italia che tiene il nostro Pil incatenato ad una crescita da zero virgola: il capitalismo italiano rimane l’unico ad avere dei forti geni anticapitalistici che ne fanno un unicum nell’eurozona. L’imprenditore e’ un pericoloso individuo che sfrutta la collettività; la concorrenza crea situazioni di svantaggio per i più e va sempre contenuta dando vita a corporazioni e a monopoli spesso pubblici; la fiscalità deve essere altissima perché solo lo stato tramite il fisco può ben redistribuire opportunità.
In Italia nessuno si è accorto che perfino il capitalismo tedesco, quello della economia sociale di mercato, si è evoluto nella direzione di internalizzare la più accesa concorrenza per favorire il benessere dei consumatori, l’occupazione e la crescita. Oggi solo il capitalismo italiano rimane anti mercato; così non crescerà mai più e la svalutazione dell’euro, il crollo del petrolio e il QE della Bce potranno solo farlo galleggiare. Ecco perché Renzi deve andare oltre le slide e comunicare chiaramente ai mercati il modello di capitalismo target che ha in testa, solo così il Pil potrà crescere di nuovo.