A Bore, un piccolo paese di 800 abitanti in provincia di Parma, non tutti lo sanno, ma la scuola a settembre resterà aperta grazie all’arrivo di due famiglie di migranti. Sono originarie del Congo e della Nigeria e da qualche giorno abitano in due appartamenti di proprietà del comune. Il loro arrivo è stato voluto dal sindaco Fausto Ralli, che alla richiesta della prefettura di Parma di accogliere dei migranti, ha posto una condizione: che fossero famiglie con bambini in modo tale da poter formare le classi scolastiche per il prossimo anno. La prefettura non ha avuto nulla da obiettare.
“In questo modo abbiamo risolto un nostro problema e abbiamo dato una mano a chi ha bisogno –racconta Ralli –. Se non l’avessimo fatto ci saremmo ritrovati a settembre con pochi alunni per riuscire a formare una classe per le materne e una per le elementari. E con il rischio per le famiglie di Bore di dover portare i loro figli verso l’istituto più vicino, a 15 chilometri di distanza”.
Le due famiglie hanno cominciato ad incontrare gli abitanti di Bore; molti paesani portano loro abiti ed oggetti che possono essere utili per la casa. Il primo cittadino si è detto contento della solidarietà che il paese ha riservato a queste famiglie. Molti bambini hanno iniziato anche a coinvolgere nelle loro attività i figli dei migranti. Il sindaco ha pensato che sarebbe utile per tutta la città inserire le famiglie in un percorso lavorativo: “Per ora non abbiamo pensato a nulla di specifico perché aspettiamo gli ultimi accertamenti della prefettura. Dopo di che avrei intenzione di capire anche in base alla loro competenze come aiutarli: in questo modo si supera l’immagine stereotipata di chi vede i migranti come dei mantenuti”.