Padre Paolo Dall’Oglio, scomparso il 29 luglio dello scorso anno in Siria, sarebbe “vivo e detenuto in un carcere dello Stato islamico” nella provincia di Aleppo. Lo riporta l’AdnKronos citando il presidente dell’Osservatorio siriano per i Diritti umani, Rami Abdel Rahaman, interpellato da Aki-Adnkronos sulla sorte del gesuita le cui tracce si sono perse a Raqqah, roccaforte del ‘califfato’ nella Siria settentrionale.
Abdel Rahaman ha invece affermato di “non avere alcuna notizia” riguardo le due giovani italiane Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite anche loro in Siria quasi sei mesi fa mentre seguivano progetti umanitari ad Aleppo. Il presidente dell’ong con sede a Londra ha spiegato di aver appreso da fonti vicine all’Isis che Dall’Oglio, il cui rapimento non è mai stato rivendicato, “è stato trasferito in un sobborgo della provincia di Aleppo, in una zona controllata dai jihadisti”. Secondo Abed Rahaman, sarebbero in corso “trattative complesse per il suo rilascio, con una richiesta di riscatto spropositata”. Per questo, le trattative “si interrompono e poi riprendono” di frequente, ha detto l’attivista, che non ha voluto rivelare chi le conduca.
Ma la Farnesina non conferma. “Purtroppo non sembra che ci siano conferme a queste notizie”, ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “Non abbiamo la possibilità di confermare”, ha aggiunto.
Le ultime notizie del religioso risalgono a settembre, quando il 74enne Michel Kilo, intellettuale damasceno ed uno dei più influenti voci dell’opposizione siriana alla dittatura di Bashar al Assad diede dettagli sul destino del sacerdote. “Padre Paolo Dall’Oglio – ha fatto sapere Kilo parlando telefonicamente con il Corriere della Sera – è vivo e sta bene. Si trova in una prigione posta nelle vicinanze della cittadina siriana di Raqqa e controllata da militanti iracheni dello Stato Islamico. Nelle stessa prigione potrebbero trovarsi altri ostaggi occidentali, tra cui le due cooperanti italiane rapite di recente”.