Dinanzi all’ennesima tragedia del mare, le Ong scelgono di non rimanere in silenzio. Secondo le ultime stime date dall’Unhcr – l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – sarebbero più di 400 i migranti che hanno perso la vita assiderati o annegati. Lo sdegno e il dolore nascono dalla diffusa consapevolezza che qualcuno, dalla stanza dei bottoni, avrebbe potuto – e dovuto – investire in fondi e strumenti affinché si trovasse una degna alternativa al programma Mare Nostrum, la missione di salvataggio attuata dalle forze della Marina e dell’Aeronautica Militare italiane dall’ottobre 2013 al primo novembre 2014, data in cui fu sostituita da “Triton di Frontex” il programma a guida Ue che punta al controllo delle frontiere.
L’ultima disgrazia è avvenuta dinanzi alle coste di Lampedusa quando quattro gommoni sono naufragati davanti alla. Sono oltre 330, secondo il racconto dei superstiti, le vittime. Numeri drammatici che rimandano alla strage del 3 ottobre 2013, quando morirono 366 migranti a mezzo miglio dall’isola. I superstiti hanno raccontato di aver lasciato sabato la Libia, sotto la minaccia dei trafficanti armati, a bordo di gommoni e di essere rimasti in mare per giorni senza acqua nè cibo in balia del mare a forza 8. Il più giovane dei dispersi è un dodicenne.
La nuova ecatombe nel Mediterraneo scatena una bufera di critiche sul programma UE Triton. L’Unicef Italia, tramite tweet, stima che siano almeno 200 le persone morte nell’ennesimo tentativo di attraversare il Mediterraneo condannando l’evento come “la strage peggiore dal 3 ottobre del 2013” poiché “L’età media delle vittime era tra i 18 e i 25 anni”.
“L’Unione europea e i suoi stati membri devono abbassare la testa per la vergogna”: è quanto dichiarato da Amnesty International. “Stanno emergendo le prevedibili conseguenze dell’assenza di una sostituzione adeguata all’operazione Mare Nostrum da parte dell’Ue”, ha evidenziato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, aggiungendo che “gli stati membri dell’Ue devono smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia”. “La crisi umanitaria che aveva reso necessaria l’operazione Mare nostrum non è finita” e “le persone continuano a fuggire dalla guerra e dalla persecuzione e centinaia di esse a morire in mare”, ha proseguito Dalhuisen. Amnesty ha anche ricordato che il numero dei migranti irregolari giunti via mare nel gennaio 2015 è aumentato del 60% rispetto all’anno precedente.
Save the Children ha lanciato l’hashtag #WhyAgain per chiedere ai politici un sistema di soccorso che abbia il mandato, la capacità e i mezzi necessari per evitare che altre tragedie si ripetano e per ricordare le centinaia di bare dei naufragi dell’ottobre 2013 sistemate nell’hangar dell’aeroporto dell’isola siciliana trasformato in obitorio. L’immagine allegata è accompagnata dalla frase: “ Avevano detto: ‘non succederà più’”. “Come Save the Children ha più volte denunciato – si legge in un comunicato – la cessazione dell’operazione Mare Nostrum espone a rischi estremi tutti, e in particolare chi è più vulnerabile, come le donne, i bambini e gli adolescenti giovanissimi che sono una presenza costante negli sbarchi: secondo le nostre stime, dall’inizio dell’anno a ieri, su 3.709 migranti sbarcati in Italia, 195 erano donne e 390 minori, di cui 149 accompagnati e 241 non accompagnati”.
“Bisogna fermare ‘il cimitero del mare’ con una legge dell’immigrazione europea mediante accordi bilaterali ed una ‘Casa della Salute’ internazionale per affrontare le emergenze sanitarie e le cure delle patologie più gravi”. Queste le proposte avanzate da Foad Aodi, presidente dell’Amsi – Associazione dei medici di origine straniera in Italia – poche ore dopo la tragedia. “Se non si interviene immediatamente, in modo concreto e determinato nella gestione del fenomeno-immigrazione, il rischio è che saltino tutti gli equilibri nazionali ed internazionali”, conclude Aodi.
Travolta dalle critiche, la portovoce di Frontex, Izabelle Cooper, replica dicendo che “Triton non è mai stata concepita per sostituire Mare Nostrum. Ciononostante, stiamo lavorando ben oltre le nostre potenzialità, con il dispiegamento di forze che ci garantisce il budget di 3 milioni di euro al mese. Noi – continua la portavoce – agiamo all’interno del mandato datoci dall’Europa: finché il nostro mandato resta quello di offrire assistenza tecnica agli stati membri sul pattugliamento delle frontiere non ci si può aspettare di più”, spiega Cooper, specificando che “le navi di Triton, al momento, operano ben oltre le loro potenzialità: non abbiamo mai rifiutato di intervenire, anche in caso di operazioni molto al di fuori delle nostre aree di competenza. Non ci siamo mai tirati indietro”.