Oggi si ricorda la morte di Don Giuseppe Puglisi, il prete ucciso da Cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno, il 15 settembre 1993, a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale.
Il prelato palermitano è morto a causa dei proiettili sparati alla testa mentre di trovava davanti al portone di casa sua, in Piazzale Anita Garibaldi, nella zona est della sua Palermo. L’esecutore materiale dell’omicidio, si appurerà in seguito, fu il latitante Salvatore Grigoli, che, arrestato, confessò 46 omicidi tra cui quello di don Puglisi. Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, raccontò che le sue ultime parole furono un sorriso e poi un criptico “me lo aspettavo”. Mandanti dell’omicidio furono i capimafia Filippo e Giuseppe Graviano, arrestati il 26 gennaio 1994 e successivamente condannati all’ergastolo.
Una vita dedicata ai giovani e alla loro liberazione dai tentacoli della mafia siciliana, iniziata nel 1963 quando venne nominato cappellano presso l’orfanotrofio Roosevelt in borgata marinara di Palermo. Il 1º ottobre 1970 venne nominato parroco a Godrano, un paesino della provincia palermitana che in quegli anni era interessato da una feroce lotta tra due famiglie mafiose. L’opera di evangelizzazione del prete riuscì a far riconciliare le due famiglie. Rimase parroco a Godrano fino al 31 luglio 1978.
Il 29 settembre 1990 venne nominato parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, capi-mafia legati alla famiglia del boss Leoluca Bagarella: qui iniziò la lotta antimafia di padre Giuseppe Puglisi. Egli non tentava di portare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i bambini che vivono per strada e che considerano i mafiosi degli idoli. Egli infatti, attraverso attività e giochi, faceva capire loro che si può ottenere rispetto dagli altri anche senza essere criminali, semplicemente per le proprie idee e i propri valori.
Don Puglisi tolse dalla strada decine di ragazzi che, senza il suo aiuto, sarebbero stati impiegati per piccole rapine e spaccio. Il fatto che lui togliesse giovani alla mafia fu la principale causa dell’ostilità dei boss, che lo consideravano un ostacolo. Decisero così di ucciderlo, dopo una lunga serie di minacce di morte di cui don Pino non parlò mai con nessuno. Il 29 gennaio 1993 inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostro per la promozione umana e la evangelizzazione.
Pochi mesi dopo, il 15 settembre, venne assassinato davanti casa. E’ stato dichiarato beato il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti ad una folla di circa centomila fedeli. Don Puglisi è il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.